Roma 2013 nel segno di una pacifica “rivolta” della speranza

Nei giorni scorsi a Roma, alla cerimonia inaugurale nell'Auditorium di V. della Conciliazione, a pochi passi da S. Pietro, ma poi nelle diverse ed affollatissime tavole rotonde in giro per la città, nonché alla cerimonia finale, nella splendida e suggestiva cornice del Campidoglio, si sono sottolineati il valore e la forza della speranza, si è vissuta una pacifica “rivolta” della speranza.
Rivolta contro ogni pessimismo e rassegnazione, contro ogni tentazione di abbandonare il campo alla disperazione e all’inquinamento di antiche tradizioni religiose. Una rivolta organizzata dalla Comunità di Sant'Egidio, messa in atto da un composito, multicolore, popolo di uomini e di donne di ogni credo, i protagonisti dell’incontro "Il coraggio della speranza", nuova tappa del pellegrinaggio dello Spirito di Assisi.
Già il primo giorno del meeting Andrea Riccardi aveva ricordato come le religioni rappresentino una riserva di speranza in un mondo segnato dalla drammatizzazione, che fa girare a vuoto, che porta all’inazione o alla paura. Davanti alle immagini tragiche o terribili che giungono dalla Siria, dall'Iraq, dal Pakistan, dal Kenya, il credente sa che deve preservare una speranza, che deve alimentare la speranza. Cancellando il nome santo di Dio dalla bocca dei violenti. Ovvero sottraendo adepti al fascino della violenza, educando alla pace, al rispetto e all'apprezzamento reciproci.
L'incontro di Roma si è configurato allora come "uno spettacolo di speranza che contrasti lo spettacolo del terrore che vediamo sugli schermi televisivi e talvolta nella vita". Si tratta, infatti, di coltivare una visione del futuro, al di là del pessimismo indotto dalla crisi economica. Si tratta di continuare ad avere un sogno, anche quando gli uomini vivono gli incubi di una storia difficile. 
Un compito certamente non semplice, e grande, in un tempo che sembra l'“inverno della speranza”, dice il fondatore di Sant’Egidio, "ma le religioni insegnano che Dio è ancora più grande". E che “la speranza non è mai perduta: la si ritrova nel fondo del pozzo dello spirito, di una vita vissuta con la pace nel cuore”.
Papa Francesco, ricevendo i protagonisti dell’incontro in Vaticano, lunedì 30 settembre, ha fatto eco a tali sentimenti. E ha incoraggiato a vivere con fiducia e perseveranza la missione di testimoniare la speranza, di essere “artigiani della pace”: “Il dialogo dà speranza. Speranza! Nel mondo, nelle società, c'è poca pace anche perché manca il dialogo. Il dialogo è la via della pace. Per questo è vitale che cresca, che si allarghi tra la gente di ogni condizione e convinzione come una rete di pace che protegge il mondo, e soprattutto i più deboli”.

 

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