Nella periferia di un mondo violento – Il ricordo di William Quijano

Nei giorni in cui a Roma si teneva l’incontro internazionale “Il coraggio della speranza”, ennesima tappa del lungo percorso di pace dello spirito di Assisi, cadeva il quarto anniversario del sacrificio di William Quijano, fratello della comunità di Sant’Egidio di Apopa (San Salvador), ucciso il 28 settembre 2009 in circostanze misteriose, probabilmente per mano di una delle maras che imperversano nel piccolo paese centroamericano. Quelle stesse maras cui lui cercava con il suo lavoro civile – era promodor sportivo per il comune di Apopa – e con il suo impegno solidale – tramite la Scuola della Pace di Sant’Egidio – di sottrarre il cuore dei più giovani.
El Salvador “vanta” uno dei tassi di violenza più alti dell’America Latina. A partire dagli anni ’90 – dopo la fine della “guerra civile” tra governo e guerriglia – nel paese si sono diffuse le maras, bande nate inizialmente tra i ragazzi emigrati a Los Angeles, che, tornati in patria, hanno cominciato a spartirsi il territorio, in particolare le zone urbane. Oggi le maras arruolano e iniziano alla violenza decine di migliaia di adolescenti. E questa è anche la condizione di Apopa, il sobborgo alla periferia della capitale in cui viveva William.
E’ in questo contesto che si colloca l’azione della Comunità di Sant’Egidio del Salvador, che ha dato frutti nella prevenzione della violenza e nella trasformazione della vita dei giovani. Molti volontari si impegnano nella Scuola della Pace. Tra questi era anche William. Con i fratelli e le sorelle della Comunità voleva creare uno spazio pacificato, per studiare, giocare, diventare amici, imparare a rispettare chi è diverso. 
William amava la vita, e in modo amichevole attraeva tanti giovani e bambini alla Scuola della Pace, sapendo che erano tutte adesioni strappate alle “maras”. La sua azione spezzava la catena della violenza. E questo dava fastidio a chi voleva che tutto rimanesse uguale e che i giovani facessero il male o chinassero la testa. William ha vissuto l’amore per la pace fino al sangue
La scelta di questo giovane figlio di un continente giovane parla ancora. La sua vicenda spinge a credere che si può costruire un’America Latina migliore
Per tanti versi il continente è un mondo periferico, che vive la fascinazione del mondo “affluente” degli Stati Uniti, e che, non potendo replicarne lo stile di vita, finisce per copiarne gli aspetti estremi e contraddittori, la violenza e l’individualismo. Ma ancora più periferico è il mondo di Apopa, e quello dei giovani violenti e impauriti che lo abitano.
Ebbene, in questa periferia della storia, in questa periferia esistenziale, come amerebbe dire papa Francesco, William ha davvero vissuto il coraggio della speranza. Speranza in un mondo diverso, speranza in una periferia che riscoprisse la centralità del cuore.
Ed è stato bello che la sua vita, la sua testimonianza, siano state ricordate al convegno di Roma proprio da Jesus Delgado, già segretario particolare di mons. Romero e suo primo biografo. Come egli ha voluto dire in una delle tavole rotonde di Roma 2013, l’esempio di William è simbolo di “un’America della speranza”, espressione della fede dei discepoli di un Dio che “vive nella città” anche nelle più difficili, anche nelle più violente. Tale esempio si colloca bene in un tempo in cui papa Francesco chiama ad uscire da sé e a muoversi verso le periferie del mondo.

 

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