Oswiecim (Auschwitz), Polonia – I giovani di Sant’Egidio dall’est Europa: no alla violenza, sì all’incontro e alla pace

I giovani delle comunità di Sant’Egidio dell'Europa centro-orientale hanno appena compiuto un pellegrinaggio al campo di concentramento nazista di Auschwitz, in Polonia.
Il campo, enorme nella sua estensione, è stato il più grande di quelli utilizzati dai nazisti durante la II guerra mondiale per sterminare gli ebrei europei. Si calcola che non meno di un milione e mezzo di ebrei, uomini, donne, bambini, vi abbia trovato la morte; immediatamente, all’arrivo alla rampa ferroviaria, dove avveniva la prima selezione, o dopo mesi di inumano sfruttamento in condizioni di vita inconcepibili. 
Con gli ebrei anche decine di migliaia di zingari furono eliminati dalle SS tedesche, insieme ad altri uomini e donne giudicati inferiori e non meritevoli di vivere.
Le giovani generazioni dell’Europa dell’est non conoscono abbastanza quanto accaduto non molti anni fa in un continente oggi complessivamente in pace ma la cui storia è satura di guerre e il cui futuro è minacciato dal risorgere di conflitti.
Una marcia silenziosa ha allora condotto giovani provenienti da Russia e Ucraina (oggi, com’è noto divisi dal conflitto che si svolge nell’Est di quest’ultimo paese), Polonia, Ungheria, Rep. Ceca, Slovacchia, Romania, Georgia, dalla porta di accesso del campo al monumento presso i forni crematori, dove sono state deposte due corone di fiori, una in memoria delle vittime ebree e l’altra in memoria delle vittime rom.
La cerimonia ha seguito l’assemblea del giorno precedente, quando le centinaia di giovani membri di Sant’Egidio avevano potuto ascoltare la testimonianza di due ex prigionieri ad Auschwitz, sopravvissuti allo sterminio, un ebreo rumeno, Mordechai Peled, e una donna rom, Rita Prigmore. 
"Sappiate dire no alla violenza” ha detto ieri papa Francesco in Albania rivolgendosi ai giovani, “Dite sì alla cultura dell'incontro e della solidarietà”. E’ quello che questi giovani dell’Europa dell’Est potranno fare meglio d’ora in poi, coltivando la memoria di ciò che è stato, vivendo il sogno  di un’umanità che non si divide più in razze o popoli contro, ma si ritrova insieme nella ricerca della pace e del bene.

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