Bukavu, Repubblica Democratica del Congo – Un “sì” alla vita che parta dalla gente e dai giovani

Papa Francesco ha dichiarato lo scorso 23 ottobre: “Viviamo in tempi nei quali … si incita talvolta alla violenza e alla vendetta, pubblica e privata [e] c’è la tendenza a costruire deliberatamente dei nemici. [Ma] è impossibile immaginare che oggi gli Stati non possano disporre di un altro mezzo che non sia la pena capitale per difendere dall’aggressore la vita di altre persone. Gli argomenti contrari alla pena di morte sono molti e ben conosciuti. La Chiesa ne ha opportunamente sottolineato alcuni. Tutti i cristiani e gli uomini di buona volontà sono dunque chiamati oggi o a lottare non solo per l’abolizione della pena di morte, legale o illegale che sia, e in tutte le sue forme”.
La Comunità di Sant'Egidio – è noto – lotta da tempo contro la pena capitale. E lo fa promuovendo campagne di sensibilizzazione – ad esempio quella di “Città per la vita” – che intendono appunto formare le menti e i cuori a un più generale ripudio della violenza, della vendetta, del meccanismo del capro espiatorio.
Un lavoro del genere, prezioso ovunque, è ancora più importante in Africa, dove purtroppo, insieme a per la verità rare esecuzioni legali, si registrano molti casi di uccisioni extragiudiziali e di linciaggio.
Ecco allora che la comunità di Bukavu, nella Repubblica Democratica del Congo, ha voluto lanciare in diversi contesti del Sud Kivu una campagna di mobilitazione popolare a favore della vita e contro ogni forma di violenza, quella di origine statale e quella che nasce dal basso, dalla gente. 
Una campagna che è iniziata coinvolgendo le giovani generazioni, il futuro del paese e del continente, un futuro – tutti speriamo – meno violento e più amico della vita e dei diritti umani. Tanti studenti liceali, insieme ai loro genitori, hanno potuto partecipare a delle conferenze sulla pena di morte a Bagira, località nei pressi di Bukavu, riflettendo su come poter costruire e diffondere una nuova cultura della vita. 

 

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