La preghiera, la parola, l’amicizia fedele, antidoti alla violenza diffusa

Due esempi, tra i tanti che si potrebbero fare a proposito del lavoro che le comunità di Sant’Egidio nel mondo portano avanti per rispondere alla crescita della violenza in contesti urbani e in mondi giovanili che davvero si configurano come quelle periferie dell’esistenza che sono al centro della preoccupazione pastorale di papa Francesco. E’ un lavoro fatto di educazione alla pace ed alla non violenza nelle Scuole della Pace, di dialogo con la gente, di preghiera.
Il Mozambico, Africa australe. 
Il paese vive forti tensioni politiche e sociali che sfociano talvolta in episodi di grave violenza. La piccola criminalità catalizza tali tensioni in un’avversione che si fa diffidenza occhiuta, organizzazione di ronde notturne, ma anche, tragicamente, linciaggio di presunti ladri. A Beira la locale comunità di Sant’Egidio, che intende reagire a questo fenomeno, la cui diffusione è in aumento, ha invitato a momenti di preghiera e riflessione per cancellare il rancore e l’odio che ognuno vive dentro di sé. Un impegno che ha dato i suoi frutti. Dai dati della polizia emerge che di recente nessun caso di linciaggio è stato registrato in quei quartieri (ad esempio Munhava) in cui Sant’Egidio aveva organizzato preghiere per la pace e la riconciliazione
El Salvador, America centrale. 
Dal 1992 la Comunità ha rafforzato la sua presenza e i legami di amicizia nel quartiere del Bambular, a San Salvador. El Salvador è sommerso da una piena di violenza, a causa dell’imperversare delle maras, le bandi giovanili impregnate di un vero e proprio culto del sangue, di un disprezzo per la vita. Solo il 3 luglio scorso si sono contati 27 omicidi. Ma al Bambular, dove Sant’Egidio organizza da anni la Scuola della Pace, dove da tempo si parla contro la violenza e in favore della pace e di una cultura della vita, ecco che le maras non attecchiscono.
La Comunità crede che può cambiare il mondo, anche nei contesti più difficili. E’ fiduciosa nella forza debole che sale dalla preghiera, una forza di pace e trasformazione dei cuori che si è potuta sperimentare anche di recente, nella veglia per la Siria del 7 settembre scorso. Pregare per la pace, come si è fatto nella cappella del Bambular, vuol dire anche ringraziare per il dono di un clima umano differente nel quartiere grazie alla lunga e fedele presenza di Sant’Egidio.

 

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