Un libro per i 40 anni del servizio di Sant’Egidio agli anziani

La Comunità di Sant’Egidio di Roma ricorda quest’anno l’inizio del proprio servizio agli anziani.  

Nel 1973, in una città molto diversa da quella attuale, le cui dinamiche demografiche non facevano certo pensare a un progressivo invecchiamento della popolazione, Sant’Egidio ha intuito quello che sarebbe stato uno degli scenari del futuro. Soprattutto ha colto il grande male del mondo degli anziani, l’isolamento, la solitudine, il rischio di essere quelle “vite di scarto” di cui parla Bauman, cui allude papa Francesco.

Il servizio è divenuto allora amicizia, accompagnamento, condivisione, familiarità. Le “case famiglia” gestite dalla Comunità in vari quartieri di Roma e in un sempre maggior numero di città del mondo sono una sintesi felice dell’approccio di Sant’Egidio alle fragilità della terza età.

40 anni dopo il suo avvio il servizio agli anziani è uno dei più diffusi tra le comunità di tutto il mondo, non solo nel Vecchio Continente, ma anche in quelli più “giovani”, l’Africa, l’America Latina, l’Asia. Ovunque Sant’Egidio è presente si fa vicino agli anziani, ne difende la vita, la accompagna, la sostiene.

L’esperienza di quattro decenni di vicinanza agli anziani è rifluita in un bel libro a più mani, “La forza degli anni. Lezioni di vecchiaia per giovani e famiglie”. Un insieme di contributi che riflettono sulla condizione anziana, suggeriscono percorsi concreti, si interrogano su un’età, la sua forza, le sue prospettive. 

Sì, l’età anziana è una forza. La vecchiaia, come ogni stagione della vita, ha la sua bellezza. Come scrive Andrea Riccardi nell’Introduzione al volume, essere anziani non è per forza di cose un naufragio, può essere un approdo. E il libro aiuta a scoprire come vivere tale approdo.

Anche oltre il mondo di Sant’Egidio. Esso è stato finora presentato in diverse città italiane, e in decine di quartieri di Roma. In municipi, parrocchie, “centri anziani”, case di riposo, biblioteche, un pubblico di ogni età ha potuto apprezzare una sapienza un po’ controcorrente, ma di cui si ha tutti bisogno, perché tutti – si spera – saranno anziani. E perché per tutti è una liberazione comprendere che “la vita non è solo produzione”, ma “qualcosa di più ricco, di più complesso”. E’ affetti e speranza, relazionalità e scambio. Tutti sono necessari, nessuno va scartato. Tutti hanno bisogno gli uni della forza degli altri.

 

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Uno straordinario vivere. Un ciclo di incontri alla Luiss

"Abbiamo imparato cose che nessun libro ti insegna". E' questo uno dei commenti raccolti dopo il primo incontro del ciclo "Uno straordinario vivere", promosso dagli universitari di Sant'Egidio. Grazie alla collaborazione di alcuni docenti, a marzo e aprile nelle aule universitarie della "Luiss – Guido Carli" si alterneranno testimoni della solidarietà e persone impegnate nell'integrazione e nella pace.  

Protagonista dell'incontro "La città degli invisibili", tenutosi lo scorso 14 marzo, è stato Remigio S., un ex senza fissa dimora, amico di lunga data degli universitari di Sant'Egidio. Sollecitato dalla curiosità del pubblico e del docente che ospitava l'incontro, Remigio ha rivelato la formula semplice di una vita felice e piena di senso: amicizia e fiducia che gli altri sono una risorsa e non un nemico da cui difendersi.

 

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Il Capodanno Cinese, nel rione romano di Esquilino, diventa anche festa dell’integrazione

Roma – In occasione delle festività per il capodanno cinese, il 10 febbraio, la Comunità di Sant'Egidio e il Movimento Genti di Pace, assieme agli studenti della Scuola di Lingua e Cultura Italiana, hanno voluto celebrare in modo particolare questa festa, che segna l'inizio del nuovo anno lunare contrassegnato dal Serpente, offrendo a tutti – cinesi e non – un cartoncino augurale e un dolcetto.
 
Esquilino è un rione del centro di Roma, dove l'immigrazione cinese è diventata molto visibile: tanti sono i negozi con scritte in caratteri cinesi, e agli abitanti di un tempo – oggi in maggioranza anziani – si sono affiancati i giovani cinesi. Un segno di rinascita economica per il quartiere, anche se la convivenza tra diversi è stata percepita più come un problema che come una risorsa.
 
Per questo, Genti di Pace, rispondendo ad una domanda di integrazione tra i vecchi e i nuovi italiani, ha colto l'occasione del capodanno cinese, per organizzare un momento di festa "itinerante" per le vie del rione.
 
Un augurio e un dolcetto: un gesto semplice, un segno d'amicizia, l'occasione per incontrare i cinesi della Capitale, e scoprire che le loro tradizioni possono essere occasione di festa per tutti. Perchè sono l'incontro e la conoscenza reciproca, la base, di un'integrazione possibile e bella all'Esquilino, e ovunque.
Buon Anno del Serpente a tutti!

 

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