Dopo Cuba è continuato il viaggio che Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, ha intrapreso per visitare alcune delle principali realtà del movimento nel Centro America.
Il 9 marzo scorso una grande assemblea ha riunito a Città del Messico i membri delle comunità messicane, in particolare quelli provenienti dall’immensa capitale federale e da Puebla..jpg)
Tanto nel discorso di Andrea Riccardi, quanto negli interventi dei diversi partecipanti all’incontro, ci si è soffermati sulle sfide che Sant’Egidio vive nei contesti urbani dell’America Latina, in agglomerati che non sono a misura d’uomo, che sono spesso percorsi e tormentati da una violenza diffusa. E’ il dramma in particolare del Messico, un grande paese in cui la violenza del narcotraffico, il trattamento dei migranti che si dirigono verso gli Stati Uniti, le forti disparità sociali, sono altrettanti nodi che richiedono l’impegno e la preghiera dei credenti.
La sfida è concreta, educativa, sociale. Ma c’è anche una chiamata ad un diverso atteggiamento di fondo. C’è bisogno di uno sguardo materno sulla vita delle grandi città messicane e latinoamericane, innanzitutto sui poveri che le abitano, ma anche sui tanti che cercano una via d’uscita da una situazione bloccata, che sognano prospettive più umane e più giuste. La Vergine Maria è in tal senso esempio per ogni discepolo, è lei che rivela come essere cristiani voglia dire essere madri, voglia dire accorgersi che c’è un momento in cui adoperarsi perché l’acqua diventi vino.
“La crisi europea e la crisi della Chiesa hanno provocato il conclave a una scelta intelligente, e cioè quella di un Papa che veniva da un altro mondo, dove quelle crisi non c’erano”, è stato sottolineato. Ma il valore e la portata di tale scelta vanno ben oltre: “In un tempo che vede dissolversi tante reti il problema dell’uomo della globalizzazione è quello dell’individualismo. Ebbene, la Chiesa è risposta