Adjumani, Uganda – Una scuola per restituire il futuro ai profughi del Sud Sudan

Gli scontri che insanguinano il Sud Sudan spingono gruppi di profughi verso sud, verso l’Uganda. Circa 200 persone al giorno attraversano il confine e si stabiliscono nei campi che si stanno approntando nelle regioni settentrionali dell’Uganda.
Ad Adjumani, una di tali province di confine, è da tempo presente una comunità di Sant'Egidio che, vista la sofferenza delle popolazioni sud sudanesi, ed in particolare il bisogno di scolarizzazione dei più piccoli, si è attivata in tal senso, coinvolgendo pure la comunità madre di Roma e l’insieme dell'associazione laicale. 
I rifugiati dal Sud Sudan nella regione di Adjumani sono oltre 80.000, in massima parte dinka, divisi tra 15 campi, i più grandi e popolati dei quali sono i due di Nyumanzi. Il sovraffollamento crea problemi di tutti i tipi, che si aggiungono alla sofferenza di chi ha perso tutto in poche settimane.
Tra quanto si è perso, la scuola. Ecco perché Sant’Egidio ha pensato di restituire almeno questo alla gran massa di profughi di Nyumanzi. La scuola è presupposto di speranza e di futuro, è un investimento sulle giovani generazioni (in particolare sui bambini, 6000 delle 20000 presenze nel campo), una scommessa sul fatto che la guerra non sarà l’ultima parola nella storia della regione
Tutte le comunità del mondo hanno sostenuto e continueranno a sostenere, in collaborazione con la diocesi di Arua, una scuola elementare che si pensa di organizzare in più classi, sotto grandi tende. Un’iniziativa che servirà anche a recuperare e a motivare professionalità preziose, quelle degli insegnanti, profughi anch’essi, non più condannati a vivere aspettando gli aiuti internazionali, ma messi nelle condizioni di riprendere a lavorare per il futuro della propria gente.
Per chi volesse leggere il resoconto della visita degli inviati di Sant’Egidio a Nyumanzi si rinvia al sito www.santegidio.org.

 

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Memoria dei defunti con le famiglie Sinti a Genova

Il 17 novembre la Comunità di Sant’Egidio e le famiglie Sinti di Genova si sono raccolte in preghiera e hanno ricordato i loro defunti. L’amicizia di Sant’Egidio con la comunità di Sinti piemontesi, residenti nel campo di Bolzaneto, è iniziata nel 1984. Molti degli adulti di oggi sono stati bambini delle Scuola della Pace e questo legame, vissuto con familiarità e affetto, si è tramandato ed è cresciuto attraverso le generazioni. 
La preghiera si è svolta nella Chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta del Serro, luogo di incontro  e amicizia con il quartiere, dove in questi anni i bambini e i ragazzi del campo hanno frequentato il catechismo e hanno ricevuto la prima Comunione e la Cresima.
Un anno fa, a Bolzaneto si era recato in visita l’arcivescovo di Genova, cardinale Angelo Bagnasco, che aveva invitato le famiglie del campo a custodire le loro tradizioni e sottolineato il grande valore della "accoglienza della vita in tutte le sue fasi", radicato nella cultura dei rom e sinti. Nell’indimenticabile incontro con i Sinti di Genova, il presidente della CEI aveva invitato la cultura occidentale a "prendere esempio dai nomadi, dai loro valori, che sono i figli e la sacralità della vita anche quando sta andando verso il cielo".

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