La comunità di Sant’Egidio del Burundi ha organizzato lo scorso 21 febbraio a Bujumbura un convegno dedicato alla condizione della terza età nel paese. “Sensibilizzare la nazione”, questo il titolo.
L’evento, che ha visto la partecipazione di circa 300 persone, ha inteso proprio far crescere la consapevolezza di quei cambiamenti demografici che anche in contesti africani determinano l’aumento della popolazione anziana e spingono a farsi carico delle potenzialità legate a tale fenomeno, come pure del bisogno di know-how e di risorse che ne derivano.
C’è una domanda di protezione sociale, di cura e di accompagnamento che sale da un universo in sensibile e veloce aumento: la speranza di vita, che nel 2000 era in Burundi di soli 44 anni, è ora salita quasi a 60. Il convegno – cui ha partecipato mons. Matteo Zuppi, vescovo ausiliare di Roma e assistente ecclesiastico della Comunità di Sant'Egidio, nonché mediatore ufficiale dei colloqui di pace per il Burundi negli anni scorsi – ha proposto che attorno agli anziani si sviluppi una rete di solidarietà che coinvolga i differenti corpi intermedi della società e ha sostenuto l’importanza di scegliere un modello di cure a domicilio, e non l’istituzionalizzazione.
L’idea è quella di suscitare un dibattito, di sviluppare una cultura dell’invecchiamento e della solidarietà intergenerazionale, di non giungere impreparati all’appuntamento che la storia e la demografia danno al Burundi, di recuperare quella tradizione di solidarietà e di rispetto verso gli anziani che è tanto celebrata nella saggistica e nella memorialistica africane (ma spesso poco vissuta nei fatti), di rispondere a quell’aspirazione a una vita dignitosa e relazionale che la terza età esprime e che è minacciata in Africa così come in tante altre parti del mondo.