Aleppo (Siria) – La Comunità di Sant’Egidio per fermare l”inferno” della guerra. Ora più che mai #savealeppo!

La settimana scorsa un importante convegno organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio a Bari, con la partecipazione di qualificatissimi esponenti delle Chiese cristiane del Vicino Oriente, alla presenza di rappresentanti politici e diplomatici, era stato un modo di rimettere al centro dell’attenzione internazionale la tragica situazione della Siria, sconvolta da quattro anni da una guerra civile che ha fatto decine di migliaia di vittime e centinaia di migliaia di profughi, nonché l’occasione per invitare alla creazione di “safe havens”, aree sicure per i cristiani e le altre minoranze che vivono nella regione. Si tratta infatti di fermare l’esodo, “assicurando condizioni di sicurezza ai cristiani che decidono di restare e che devono essere protetti”, ma anche aiutando i paesi a maggioranza musulmana ad affrontare e risolvere il problema dell’estremismo, perché tutti hanno da guadagnare dal pluralismo e dalla tolleranza. 
Questa settimana Sant’Egidio rilancia con ancora maggior forza l’appello “Save Aleppo”, di cui si è fatto promotore ormai diversi mesi fa il suo fondatore Andrea Riccardi. Aleppo e il suo circondario potrebbero essere uno di questi “safe haven”, non un ghetto, ma un luogo di rifugio e di protezione, segno profetico di una convivenza che è stata e può tornare ad essere la cifra di un’area così significativa per la stabilità del mondo. 
Ci si augura che tale insistenza trovi eco e accoglienza in molti decisori della politica e in tante sedi internazionali. Si moltiplicano del resto sui media, italiani e non, le segnalazioni di come la situazione sul terreno continui a deteriorarsi, giungendo a livelli di estrema drammaticità. L’ “Avvenire” di ieri ha titolato “Le catacombe di Aleppo”, dedicando l’editoriale allo stato in cui versa l’antichissima città siriana, i cui abitanti sono costretti a vivere sottoterra per i bombardamenti che stanno finendo di distruggerla. Ma anche il nuovo rapporto di Amnesty International insiste sulle insopportabili sofferenze inflitte alla popolazione aleppina. “Ho visto bambini senza testa e brandelli di corpi ovunque. Era proprio come avevo immaginato dovesse essere l'inferno” ha raccontato un testimone che vive nel quartiere di al-Fardus. E un altro ha parlato di “orrore allo stato puro”. Oggi più che mai è tempo di dire #savealeppo …. 

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