Il 1° ottobre scorso si è celebrata la Giornata Internazionale degli Anziani, istituita dalle Nazioni Unite nel 1990. In tale occasione la Comunità di Sant’Egidio del Burundi ha riunito tutti i soggetti – istituzionali e non – interessati alla condizione anziana per riflettere sulla protezione sociale della terza età in Burundi.
Il Burundi è uno dei paesi più giovani del mondo, con un indice di fertilità di 6,4 figli per donna e un tasso di crescita della popolazione del 3,1%. Al tempo stesso l’allungamento dell’età media, il miglioramento delle condizioni di vita, etc., fanno prevedere che nei prossimi decenni si produrrà, e in modo molto veloce, un generale invecchiamento della popolazione. E’ quindi importante che gli attori della vita nazionale burundese valutino realtà e prospettive dell’età anziana nel paese. Si tratta di mettere in campo una visione per il futuro.
Al centro della conferenza organizzata da Sant’Egidio sono state la protezione sociale degli anziani in Burundi e la mentalità che li circonda.
Oggi l’assistenza agli anziani si svolge in gran parte a partire da una rete domestica. La stragrande maggioranza della popolazione del Burundi non ha alcuna possibilità di andare in pensione, nel senso che si dà al termine nel Nord del mondo: Le pensioni sono limitate ai funzionari pubblici e ad alcuni dipendenti del settore privato. Ma anche per quel che riguarda la salute il welfare burundese non garantisce gli anziani. Occorrerà dunque “sensibilizzare la nazione” verso una maggiore tutela della condizione anziana, costruire uno sguardo più “simpatico” nei confronti dei vecchi burundesi, come si diceva già nel febbraio scorso in un analogo workshop che vedeva la presenza di mons. Matteo Zuppi. Perché, lungi dall’essere un problema o un peso, gli anziani sono – come titolava la sua relazione di alcuni mesi fa – "una risorsa per la società", perché è ora di costruire – o di rinsaldare – "un’alleanza tra generazioni".