Roma, Italia – Consegnate a San Bartolomeo le memorie delle tre Saveriane uccise a settembre in Burundi

Venerdì scorso, nella basilica di San Bartolomeo all’Isola Tiberina, a Roma, si è svolta la cerimonia di consegna di alcuni oggetti appartenute alle tre suore italiane delle Missionarie di Maria (Saveriane) uccise a settembre a Kamenge, quartiere popolare della periferia di Bujumbura, capitale del Burundi.
Bernardetta Boggian, Lucia Pulici e Olga Raschietti, tutte già anziane, sono morte nel cuore di quell’Africa cui avevano dedicato la loro vita di missione, aiutando gli ultimi fino alla fine, vittime di un episodio criminoso su cui non si è ancora fatta e forse non si farà mai piena luce. 
Le tre consorelle lavoravano coi missionari saveriani nella parrocchia di S. Guido Maria Conforti, promuovendo la riconciliazione fra le etnie, aprendo laboratori di formazione lavoro per i giovani e le donne del posto. Papa Francesco, ricordandone la “tragica morte”, aveva auspicato che “il sangue versato diventi seme di speranza per costruire un’autentica fraternità tra i popoli”. 
L’intera vita di Bernardetta, Lucia e Olga era stata segno di fraternità, scelta di compenetrarsi col popolo di Dio cui erano state inviate, fino a farne propria la lingua, e, con essa, dolori e speranze. Tra le memorie che sono state consegnate alla Basilica, che custodisce il ricordo dei testimoni della fede del XX e del XXI secolo, sono il piccolo catechismo in swahili di sr. Olga – “Nel mio servizio di catechista incontro tanti giovani, adulti, bambini che desiderano conoscere Gesù e si preparano a riceverlo nei loro cuori. Anche loro scoprono che vivere nella volontà di Dio dà pace e serenità per affrontare la vita”, aveva scritto – e il Padre Nostro in kirundi di suor Bernardetta. Ma anche la croce e il rosario di sr. Lucia parla del com-patire delle tre consorelle con i popoli dei Grandi Laghi, travolti in questi anni dai demoni della violenza etnica e predatoria – “Siamo contente di essere Chiesa che in forza del Vangelo annuncia, denuncia, serve, conforta, resta punto di riferimento per tutto il popolo. La riconoscenza che la gente ci dimostra perché restiamo accanto a loro anche nelle difficoltà attuali, ci dà gioia”, aveva scritto sr. Bernardetta -.
I loro corpi, così come avevano desiderato, sono stati sepolti in terra africana – aveva scritto sr. Lucia: “Ho già avvisato: se muoio, lasciatemi là. Ho sempre desiderato morire in Africa per risorgere il giorno ultimo col popolo africano, il popolo al quale il Signore mi ha mandata”. La loro memoria varca i confini e il tempo facendosi richiamo all’amore e al dono di sé. Come è scritto sul sito delle Saveriane, “l’assassino non ha tolto nulla a Lucia e alle altre sorelle, non ha spezzato la loro missione, ma l’ha portata a compimento. Ha permesso loro di mettere l’ultima parola, di dare la vita fino in fondo. Credeva di rubare loro la vita ma esse l’avevano già donata”.

 

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