Ceuta, Spagna – La vicinanza delle Comunità di Sant’Egidio ai richiedenti asilo del Centro di Accoglienza

Ceuta e Melilla sono due piccole cittadine spagnole in Africa, circondate dal territorio marocchino. Essendo gli unici avamposti dell’Unione Europea in Africa vi si dirigono migliaia di uomini e di donne, di ogni età, alla ricerca di un varco nel limes che separa il mondo ricco del Nord dallo scenario sofferente del Sud. 
L’Europa, così vicina, così lontana.  Sono anni, ormai, che si susseguono tentativi d’ingresso in massa – l’ultimo appena qualche giorno fa, con molti rifugiati o migranti brutalmente colpiti, secondo diverse testimonianze, dai poliziotti marocchini, mentre i loro colleghi spagnoli stavano a guardare – attraverso le reti metalliche e i dispositivi di varia natura che il governo di Madrid ha messo in campo per dissuadere o respingere gli assalti di chi spera di trovare dignità, libertà, benessere sotto un nuovo cielo. Ceuta e Melilla sono un altro muro del nostro villaggio-mondo apparentemente globale e spesso però parcellizzato, come quello al confine tra Stati Uniti e Messico, il sistema di filo spinato che separa Grecia e Turchia e tanti altri ….
La frontiera di Ceuta è un luogo di dolore per tanti. Una delegazione spagnola della Comunità di Sant’Egidio si è ad aprile recata nella zona di Tangeri, in Marocco, lungo la barriera che circonda Ceuta, nel CETI (Centro di Accoglienza Temporanea per Immigrati) di Ceuta vivono più di 500 richiedenti asilo provenienti da paesi subsahariani. Per conoscere da vicino la situazione in cui si trovano i tanti che cercano di entrare in Europa, i pochi che ce l’hanno fatta. 
Con gli ospiti del CETI è sorto un legame che non si vuole sciogliere, perché, com’è scritto nel Vangelo di Matteo, al cap. 25, “ero forestiero e mi avete accolto, prigioniero e siete venuti a trovarmi”. Il 21 giugno scorso alcuni membri delle Comunità della Spagna hanno organizzato una nuova visita e una festa con i richiedenti asilo del CETI.

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