Il programma “Bravo” per la registrazione anagrafica dei bambini della Comunità di Sant’Egidio

Il Programma Bravo!, per la registrazione gratuita delle nascite in AfricaLa Comunità di Sant’Egidio ha dato vita al programma BRAVO! per la registrazione anagrafica dei bambini, per rispondere alla sfida crescente di tanti bambini non registrati e alle conseguenze della mancata registrazione sulla pace e la stabilità di molti paesi in via di sviluppo.La Comunità di Sant’Egidio ha dato vita al programma BRAVO! per la registrazione anagrafica dei bambini, per rispondere alla sfida crescente di tanti bambini non registrati e alle conseguenze della mancata registrazione sulla pace e la stabilità di molti paesi in via di sviluppo. Le stime dell’UNICEF confermano che il numero di bambini che ogni anno non vengono registrati al momento della nascita è cresciuto dai 48 milioni del 2003 ai 51 milioni del 2007.

Il programma BRAVO! vuole garantire la registrazione dei bambini al momento della nascita, promuovendo lo sviluppo dei sistemi di registrazione anagrafica, sensibilizzando genitori e figli, collaborando con i ministeri e le istituzioni governative coinvolte.

 

Il programma è già attivo in alcuni paesi dell’Africa.

La mancata registrazione anagrafica alimenta i conflitti ed è fonte di instabilità – nuoce sia ai bambini che agli adulti, e i giovani ne sono particolarmente colpiti. La registrazione alla nascita è un diritto sancito dall’articolo 7 della Convenzione sui Diritti del Fanciullo (CRC) del 1989, la più ratificata delle Nazioni Unite.

Tuttavia, il quadro globale della registrazione anagrafica nel mondo è purtroppo piuttosto triste e l’indifferenza continua ad alimentare il problema: ogni anno 51 milioni di bambini nel mondo non vengono registrati, e sono resi quindi vulnerabili, fin da piccoli – e poi più avanti nell’età, da adulti. Per questo hanno maggiori probabilità di rimanere coinvolti in abusi di diverso tipo – dagli abusi sessuali al reclutamento nelle forze armate, dal lavoro giovanile ai matrimoni precoci, ecc – rispetto a quelli che invece sono registrati alla nascita. La registrazione anagrafica è quindi un’efficace strumento per la protezione dei bambini.

La Registrazione anagrafica è anche uno strumento che permette di accedere ad altri diritti e servizi che lo Stato è tenuto a fornire ai propri cittadini e che interessano l’intero arco dell’esistenza di una persona. Ha conseguenze sul ruolo dell’individuo nello Stato, ma anche sulla sua vita personale. Sono molti gli ambiti in cui la registrazione anagrafica gioca un ruolo significativo e questi includono, tra gli altri,

 

(1) il tempestivo avvio dell’educazione primaria; 

(2) il completamento dell’iter educativo; 

(3) l’avviamento di eventuali attività economiche – lavoro, affari, ecc; 

(4) il matrimonio e la famiglia; 

(5) le vaccinazioni; 

(6) i diritti politici attivi e passivi; 

(7) la protezione dei minori tramite i tribunali per i minorenni; 

(8) la difesa dei minori contro il reclutamento nelle forze armate; 

(9) la successione; 

(10) la protezione dai matrimoni precoci, ecc.

 

La registrazione anagrafica ha conseguenze dirette anche sul senso di cittadinanza della popolazione, che non è solo un sinonimo di nazionalità, ma indica anche la funzione dell’individuo nell’ambito dei propri rapporti legali e sociali.

 

La registrazione alla nascita si distingue come elemento caratterizzante la vita concreta e quotidiana delle persone; rafforza considerevolmente il tessuto familiare e sociale ed è un fermo supporto al sistema amministrativo dello Stato. Un sistema anagrafico che assicuri una registrazione tempestiva dei cittadini fornisce una serie di opportunità alle persone, garantendo al contempo il diritto di altri alle medesime opportunità. È un fattore impercettibile e tuttavia fondamentale, che produce effetti che si fanno sentire anche a lunga distanza.

Due bambini su tre in Africa Sub-Sahariana non sono registrati all’anagrafe, da un punto di vista legale sono bambini invisibili. La Comunità di Sant’Egidio si vuole impegnare a strappare questi bambini dall’invisibilità, per garantire loro la possibilità di esercitare appieno i propri diritti, per essere cittadini responsabili del Paese dove vivono.

Facebooktwittermail

Genova, Italia – La lingua, una chiave per accogliere e per integrare …

La Scuola di Lingua e Cultura italiana di Genova-Centro storico, gestita dalla Comunità di Sant'Egidio, resterà aperta anche durante il mese di agosto per far fronte alle richieste provenienti dagli ospiti di diversi centri d'accoglienza in città.

Provenienti in particolare da paesi dell'Africa Occidentale una settantina tra adolescenti e giovani si divideranno tra i tre livelli di apprendimento pensati per loro.

Da parte di tutti un grande desiderio di apprendere e di integrarsi. La lingua è davvero una chiave per entrare in un mondo nuovo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Facebooktwittermail

Makassar, Indonesia – La visita di Sant’Egidio al congresso della Muhammadiyah …

Incontro dei rappresentnti della comunità di Sant'Egidio indonesiane ed italiane con la Persyarikatan Muhammadiyah, associazione musulmana indonesiana tra le più grandi e importanti del mondo (all'incirca 30 milioni di membri), con più di 100 anni di storia improntati al riformismo, al dialogo, alla trasformazione interiore, ad attività sociali ed educative. 

E' un contributo all'amicizia tra le religioni e i popoli, un'occasione di confronto sulle tante sfide che l'umanità nel suo insieme è chiamata a vivere con spirito fraterno.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Facebooktwittermail

Le Comunità africane di Sant’Egidio per una cultura della vita a difesa dei bambini

Le comunità africane di Sant’Egidio, in particolare quelle dell’Africa occidentale, intensificano i loro sforzi per difendere i diritti dei bambini, per promuovere una cultura che rispetti la vita dei più piccoli.
In troppi contesti subsahariani c’è un’estesa incomprensione dei diritti di chi è minore, c’è una vasta sottovalutazione del valore e della dignità della loro vita. 
In tale prospettiva, a parte il grande sforzo che Sant’Egidio compie per garantire la registrazione anagrafica del maggior numero possibile di minori in Burkina Faso, è  notevole l’impegno delle comunità della Costa D’Avorio e della Repubblica di Guinea.
In Costa D’Avorio – nel contesto di una situazione pacificata, dopo la recente guerra civile, ma comunque difficile per l’aumento dei prezzi e l’allargamento del divario tra ricchi e poveri – Sant’Egidio gestisce quasi 40 Scuole della Pace, coinvolgendo 3300 minori tra bambini, adolescenti e ragazzi di strada. Un lavoro di educazione alla pace e di promozione umana quanto mai importante in un paese dove si sono purtroppo recentemente registrati casi di omicidi rituali di bambini – alcuni pensano infatti di poter diventare ricchi utilizzando parti del corpo di chi è stato ucciso secondo un determinato rituale, e a febbraio scorso uno di tali casi ha coinvolto anche una bambina che frequentava una delle nostre realtà -. Si tratta di dare speranza, di costruire una nuova cultura, proprio a partire dai giovani, coinvolgendo tanti in un movimento che punti a salvarsi insieme dalla crisi, nella solidarietà e nell'umanizzazione, che aiuti a resistere alla tentazione di rifugiarsi nel fascino dell'irrazionale e della violenza. Il movimento dei Giovani per la Pace cresce in Costa D'Avorio e aspira a farsi argine contro la disumanità e l'indifferenza.
Significativo anche il lavoro che porta avanti la Comunità nelle Scuole della Pace della Guinea. Anche qui, purtroppo, si assiste alla crescita della violenza sui minori. Sant’Egidio ha reagito con forza quando uno dei bambini del centro di Yimbaya è stato picchiato a morte dalla propria maestra perché non aveva soldi da consegnarle – è purtroppo pratica corrente, questa, in Guinea: diversi maestri arrotondano il loro stipendio taglieggiando i loro stessi alunni -. La preghiera organizzata da Sant’Egidio per levare la voce contro questa tragedia è stata radiotrasmessa a livello nazionale. La vicinanza ai più poveri ed in particolare i bambini più vulnerabili deve farsi informazione e sensibilità comune.

 

 

Facebooktwittermail

Maputo, Mozambico – I Giovani x la Pace (e x un’amicizia euro-africana) in colonia coi bambini del Centro Nutrizionale

In Mozambico e in Malawi decine di giovani italiani della Comunità di Sant'Egidio stanno animando le colonie dei bambini che frequentano i centri nutrizionali DREAM. 

E' un modo per dire che il mondo è uno, che l'incontro e la solidarietà sono tra i bisogni fondamentali dell'uomo, che un'amicizia tra l'Europa e l'Africa è possibile!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Facebooktwittermail

Italia, Germania, Spagna, … – Le preghiere delle Comunità di Sant’Egidio in memoria di chi è morto cercando una vita migliore

Lo scorso 8 luglio papa Francesco ha compiuto la sua prima visita pastorale fuori Roma nell’isola di Lampedusa, piccolo scoglio fra Africa ed Europa, approdo per decine di migliaia di uomini, donne, bambini in fuga dalle guerre, dalla persecuzione, dalla miseria, tappa di mezzo di un viaggio che per troppi (almeno 20000 in 25 anni) si è interrotto nel Mediterraneo. 
Il papa “ha sentito che doveva andare lì, a pregare, a compiere un gesto di vicinanza, ma anche a risvegliare le coscienze di tanti, perché ciò che è accaduto non si ripeta”. 
Nella stessa prospettiva in tante comunità di Sant’Egidio, in Italia – a Roma, ma poi a Catania, Genova, Napoli, Padova, Palermo, Terni, Torino, Treviso, per non citare che le ultime in ordine di tempo – e in Europa – Monaco di Baviera e Madrid, per fare due esempi -, si è fatto memoria di quanti hanno perso la vita nei viaggi della speranza verso il Nord del mondo. Di tanti “fratelli e sorelle, che”, come ha detto papa Bergoglio, “cercavano di uscire da situazioni difficili per trovare un po’ di serenità e di pace; cercavano un posto migliore per sé e per le loro famiglie, ma hanno trovato la morte”. 
Come ha ricordato il card. Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, presiedendo il 20 giugno, nella basilica di Santa Maria in Trastevere in Roma, una delle cerimonie organizzate da Sant’Egidio, “l’accoglienza dello straniero è un comandamento divino”. 
Di fronte alla “globalizzazione dell’indifferenza” denunciata dal papa si impone per ogni credente un comandamento di compartecipazione, un atteggiamento ispirato a quella che Marco Impagliazzo, presidente della Comunità, ha chiamato la “globalizzazione della solidarietà”
Una solidarietà che si fa memoria commossa, ma anche assistenza concreta e sostegno all’integrazione, come testimonia il servizio agli stranieri e ai rifugiati organizzato da tante comunità di Sant’Egidio. Non solo in Europa, bensì pure in altri continenti, e nella stessa Africa, con la vicinanza ai migranti che da Etiopia e Somalia si muovono verso il Sudafrica. 
Guardando ai grandi e a volte tragici fenomeni migratori del nostro tempo ogni comunità di Sant’Egidio nel mondo vuole rifiutare l’“anestesia del cuore” di cui ha detto papa Francesco e dire con lui: “Ci riguarda, ci interessa, è affare nostro!”.

 

Facebooktwittermail

Africa – Con Sant’Egidio continua a soffiare un vento di cambiamento e di rigenerazione

La coincidenza tra i 50 anni di indipendenza del Malawi e il convegno di Sant’Egidio che si celebra proprio in quel paese con la presenza di Andrea Riccardi ha suscitato una riflessione recentemente pubblicata sul sito della Comunità, www.santegidio.org. 
Fa pensare, in effetti, come il cammino del movimento ecclesiale con base a Trastevere si sia legato a doppio filo ai passi ormai adulti di tanti paesi africani che con più o meno successo si fanno artefici del proprio destino e guardano con una fiducia al loro futuro.
Sant’Egidio è amico dell’Africa, è africano. Lo testimoniano il convegno malawiano, cui si è già fatto cenno, quelli che a breve si apriranno a Maputo e a Bujumbura. Ma soprattutto il radicamento di decine, centinaia di realtà locali nel tessuto dei paesi subsahariani; una rete di cultura e di solidarietà che attraversa tanti contesti e contribuisce al loro sviluppo.
50 anni fa o giù di lì papa Paolo VI, canonizzando i martiri ugandesi diceva: “L’Africa, bagnata dal sangue di questi martiri, risorge libera e redenta, pronta ad una rigenerazione cristiana e civile”. 50 anni fa o giù di lì il primo ministro inglese MacMillan parlava di un wind of change che attraversava il continente e col quale si sarebbe dovuto fare i conti, volenti o nolenti.
Qualche decennio dopo, mentre il continente africano si inserisce in una globalizzazione tanto più grande di lui – ricca di opportunità, sì, ma anche di problemi -, mentre soffia un vento forse più arido e materialista, la Comunità di Sant’Egidio continua a tenere viva la speranza di una rigenerazione cristiana e civile delle società subsahariana, a condividere quel sogno di cambiamento che è stato tipico della stagione delle indipendenze africane, nella convinzione che è a partire dai più poveri, e dai paesi più poveri, che si può coinvolgere e trasformare tutti.

Facebooktwittermail

Goma, Repubblica Democratica del Congo – Otto anni fa la testimonianza di Floribert Bwana Chui

Il 7 luglio di otto anni fa Floribert Bwana Chui, giovane funzionario di dogana a Goma, Nord Kivu, e membro della Comunità di Sant'Egidio, veniva rapito. Il suo corpo sarebbe stato ritrovato due giorni dopo. 

La sua colpa? Aver rifiutato di farsi corrompere e permettere il passaggio di generi alimentari deteriorati: "Come cristiano non posso accettare".

Oggi a Goma si lavora sulla possibile introduzione di una sua causa di beatificazione per martirio (nella foto la commissione diocesana incaricata).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Facebooktwittermail

Jakarta, Indonesia – Sant’Egidio e l’amicizia con chi vive il Ramadan …

Le immagini della festa e della cena offerta dalla Comunità di Sant'Egidio di Jakarta alle famiglie musulmane dei bambini che frequentano la Scuola della Pace in occasione dell'Iftar (la rottura del digiuno) di metà Ramadan. 
L'incontro e la simpatia reciproca fra i credenti costituiscono una prospettiva bella e pacifica in un tempo di confusione e di scontri.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Facebooktwittermail

Kiev, Ucraina – Preghiera ecumenica per la pace …

Mons. Matteo Zuppi, vescovo ausiliare della diocesi di Roma, alla preghiera ecumenica per la pace in Ucraina e nel mondo che si è svolta a Kiev, "i cristiani siano uniti davanti allo scandalo del fratello che uccide il fratello".

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Facebooktwittermail