Guardiamo le gallerie di foto sui pranzi di Natale nel mondo: www.santegidio.org

Delle immagini che parlano di una festa che unisce poveri e ricchi, uomini e donne di nazioni e fedi diverse; di una festa che crea una famiglia larga, senza confini, capace di accogliere chi famiglia non ha, capace di suscitare gioia e calore attorno a sé. 
Sono le immagini della festa del pranzo di Natale
Le immagini che il sito www.santegidio.org ha iniziato a diffondere a un ritmo più veloce di quanto si desidererebbe per assaporarle con calma, le immagini dei tanti Natali delle comunità di Sant’Egidio nel mondo, di quell’unico, grande Natale che assume i tratti di un moderno presepe.
“Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia” dicono gli angeli ai pastori all’inizio del Vangelo di Luca, all’inizio di una storia di speranza e di salvezza. Noi, moderni pastori, tanto più sofisticati e a volte diffidenti, siamo invitati a farci avanti, a guardare alle tante mangiatoie che significano amicizia, solidarietà, condivisione.
Mangiatoie vicine e lontane. Mangiatoie africane, americane, asiatiche, europee. Mangiatoie di bambini orfani, o in istituto, di zingari, di lebbrosi, di anziani soli, o ancora in istituto, di carcerati, di senza fissa dimora, di disabili, di malati. Mangiatoie realizzate con mezzi poveri o con grande dispiego di risorse. Mangiatoie perfette e più “arrangiate”.
In tutte giace quella forza debole e innocente, quel sogno di riscatto e di rinascita, che potranno rivoltare il nostro mondo stanco e invecchiato.

 

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Dal Malawi a tutta l’Africa: case alloggio per anziani, luoghi di speranza e solidarietà intergenerazionale

Lo scorso 12 dicembre, nel quadro della visita compiuta da Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, alle belle, vivaci realtà del Malawi, è stata inaugurata a Blantyre la prima delle diverse case alloggio per anziani la cui costruzione è prevista in Africa nei prossimi mesi.
La casa alloggio di Blantyre ospiterà per ora tre donne sole, molto avanti negli anni, offrendo loro non solo la certezza di un riparo, bensì pure il calore di una nuova famiglia, quella della Comunità del Malawi. 
L’inaugurazione della casa è avvenuta alla presenza del Ministro per le disabilità e per gli anziani, il quale ha sottolineato nel suo intervento l’importanza del servizio agli anziani che Sant’Egidio svolge nel paese. La sua presenza ha significato l’impegno del governo ad appoggiare la scommessa culturale che la Comunità vuole vivere in Malawi e in tutta l’Africa.
Sant’Egidio si augura che l’intero continente possa essere percorso da un moto di simpatia e di vicinanza al mondo degli anziani. Non sempre, ormai, nemmeno in Africa, la vecchiaia si associa al rispetto. A volte una lunga vita è vista come il frutto di un furto operato ai danni degli altri, in particolare dei più giovani, e ricorrono allora le terribili accuse di stregoneria, si rischiano o si verificano casi di linciaggio. Ma anche senza giungere a tali eccessi gli anziani – e in specie gli anziani soli – vivono senza tutele e con poche prospettive la veloce evoluzione dei contesti africani.
Occorre costruire ponti tra le generazioni, occorre guardare al futuro con uno sguardo ravvicinato. E’ questo lo sforzo che stanno vivendo le comunità africane di Sant’Egidio. Cresce la coscienza che quello degli anziani è un grande problema sociale e umano a cui dare una risposta, si comprende l’importanza di una più larga rete di supporto e di sensibilizzazione
Ecco perché la casa alloggio di Blantyre è solo la prima, il primo di una serie di spazi aperti alla speranza e alla solidarietà intergenerazionale. Già altre case alloggio, ancora in Malawi, e poi in Mozambico, in Benin, in Burkina Faso, in Costa d’Avorio, nella Repubblica Democratica del Congo, sono in fase di progettazione.

 

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La scuola di lingua di Sant’Egidio, un servizio alla convivenza e all’integrazione

Nei giorni scorsi la comunità di Sant’Egidio di Roma ha celebrato i trent’anni del proprio servizio all’integrazione degli immigrati in Italia attraverso l’insegnamento della lingua.
Trent’anni di amicizia col mondo degli stranieri, trent’anni di condivisione di quella chiave, la lingua, che può aprire la porta a nuove prospettive, a un inserimento dignitoso e proficuo per tutti.
La scuola di italiano era iniziata a Roma con poco più di dieci donne, capoverdiane e latinoamericane, in Italia per lavoro, accomunate dalla necessità di capire e di farsi capire. 
Da allora è passato tanto tempo, l’immigrazione è cambiata, sono cambiati i paesi di provenienza, la collocazione nel mercato del lavoro, lo sguardo della società italiana sui nuovi arrivati. Ma non è cambiato il bisogno di chi giunge in un nuovo contesto, il suo sogno di dignità e di riscatto, il suo desiderio di essere uomo fra gli uomini, donna fra le donne, mattone della costruzione di un paese che riflette il volto, le aspirazioni, le capacità di tanti.
Quella piccola scuola dell’inizio degli anni Ottanta è cresciuta. Nei locali gestiti da Sant’Egidio sono passati ormai più di 100.000 persone, di oltre 180 nazionalità. La scuola stessa ha avuto molti figli, le sedi in Italia sono già una trentina, e l’esempio delle comunità italiane ha suscitato analoghi corsi in Germania, Belgio e Spagna.
La conoscenza della lingua si è ovunque rivelata la chiave per entrare in una società, in una cultura e in un mondo, la prima vera via per l'integrazione. Ha costituito un approdo che salvava da un possibile naufragio. E la possibilità di sognare insieme il futuro, un futuro comune. Ecco cosa si è celebrato in un grande appuntamento al Teatro Brancaccio, nel cuore del quartiere più multietnico di Roma, l’Esquilino. 
Alcuni studenti sono intervenuti, chi raccontando le difficoltà incontrate all’arrivo in Italia e la gratitudine per l’accoglienza ricevuta, chi spiegando come grazie alla scuola non solo è stato possibile integrarsi, ma anche dare un valore aggiunto alla propria presenza in Italia. Tutti hanno testimoniato la gioia di aver trovato proprio nella scuola una nuova famiglia, l’amicizia con italiani e persone di paesi, culture e religioni diverse.
All’Esquilino si è intravista dunque una casa comune da costruire, ognuno col suo contributo, italiani e stranieri, perché chiunque porta il proprio contributo all’edificazione di una società migliore. Una società che avrà bisogno della giovinezza, della speranza, dei sogni degli immigrati. Ma anche della memoria, del radicamento, della continuità offerti da chi accoglie. 
All’Esquilino si è disegnata la bellezza della città e del mondo di domani, quella bellezza di cui parla papa Francesco nella recentissima Esortazione apostolica Evangelii Gaudium: “Come sono belle le città che superano la sfiducia malsana e integrano i differenti, e che fanno di tale integrazione un nuovo fattore di sviluppo!”.

 

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Viaggio alla fine del mondo

“Voi sapete che il dovere del Conclave era di dare un vescovo a Roma; sembra che i miei fratelli cardinali siano andati a prenderlo alla fine del mondo”. Così papa Francesco il giorno della sua elezione sul soglio di Pietro. A quella fine del mondo si è recentemente diretto il fondatore della Comunità di Sant’Egidio, Andrea Riccardi, per una visita che è stata desiderio di vicinanza a fraternità lontane, ma anche occasione di riflessione sull’itinerario spirituale di papa Bergoglio.
Andrea Riccardi ha visitato la “Villa Miseria 21”, il quartiere della grande Buenos Aires, fatto di baracche e casupole, dove Sant'Egidio da più di 20 anni gestisce una Scuola della Pace. Luogo di attenzione ai più piccoli, di accompagnamento agli adolescenti, la Scuola della Pace è non solo o non tanto un supporto scolastico, bensì una proposta di vita aperta e solidale, una garanzia di libertà dal fascino della violenza, che tante volte avvelena i cuori dei più giovani nelle periferie dell’America Latina.
E' vivo, alla “Villa Miseria 21”, il ricordo di Jorge Mario Bergoglio, che visitava spesso quelle strade da arcivescovo di Buenos Aires. “Il Papa si ricorda del quartiere? Ne parla anche a Roma?" hanno chiesto le madri dei bambini della Scuola della Pace ad Andrea Riccardi, felici e orgogliose della sua risposta affermativa.
E’ indubbio che papa Francesco ha creato un ulteriore ponte tra l’Italia e l’Argentina, tra l’America Latina e l’Europa. Mondi che hanno un motivo in più per cercarsi, per interrogarsi l’un l’altro, per capirsi. 
Il giorno successivo, parlando alla Universidad Católica Argentina, Andrea Riccardi ha tenuto una conferenza proprio sul tema: " Papa Francesco in Europa". Alla presenza di una platea attenta e partecipe ha analizzato la figura del Papa di fronte alle sfide della globalizzazione e la ricezione del suo messaggio nella società europea.“La crisi europea e la crisi della Chiesa hanno provocato il conclave a una scelta intelligente, e cioè quella di un Papa che veniva da un altro mondo, dove quelle crisi non c’erano”, è stato sottolineato. Ma il valore e la portata di tale scelta vanno ben oltre: “In un tempo che vede dissolversi tante reti il problema dell’uomo della globalizzazione è quello dell’individualismo. Ebbene, la Chiesa è risposta

 a tutto questo, è rete, tessuto, comunità, popolo, famiglia; questa è la sua essenza più profonda”. In tale dimensione connettiva si coglie l’inverarsi e l’attualizzarsi, ha concluso Andrea Riccardi, “di quello slancio di simpatia per l’uomo che è stato il 

Vaticano II”.

 

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Filippine – Preghiera e aiuto concreto a chi è stato colpito dal tifone Haiyan

Le comunità di Sant’Egidio nel mondo, toccate dalle notizie che giungono dalle Filippine sulle migliaia di vittime e sulle devastazioni causate dal tifone Haiyan, si sono fatte vicine a quel paese. Hanno inteso rispondere all’appello lanciato da papa Francesco all’Angelus di domenica scorsa, 10 novembre: "Preghiamo per i nostri fratelli nelle Filippine e cerchiamo di far giungere loro il nostro aiuto concreto!".
In tante delle famiglie di Sant’Egidio nel mondo si sono organizzate veglie di preghiera – a Roma martedì 12 novembre: “Abbracciamo tutti voi cari filippini, la nostra solidarietà cercherà di essere vicino a chi è stato colpito”, così monsignor Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, nella basilica di Santa Maria in Trastevere -, per ricordare chi è stato travolto dalla furia degli elementi, per invocare consolazione e salvezza, per testimoniare che la fede e l’amore di Dio possono essere più grandi del pur immenso dolore dovuto alla tragedia. E si è aperta una sottoscrizione, in modo da rispondere efficacemente ai bisogni più urgenti di chi ha perso tutto.
I primi aiuti sono appena partiti da Roma. Un container di indumenti leggeri per uomini, donne e bambini, ma anche cibo in scatola (principalmente legumi) e ausili medici per gli anziani. Il carico è stato indirizzato verso la zona centrale dell'arcipelago, nella città di Cebu, già duramente provata dal terremoto di alcuni giorni prima. 

 

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Un ponte fra le generazioni in Malawi. Adolescenti e giovani gridano: “Viva gli anziani!”

Le comunità di Sant’Egidio del Malawi sono da tempo impegnate in un accompagnamento partecipe e fiducioso delle giovani generazioni
E’ quanto accade settimanalmente nei centri nutrizionali o nelle Scuole della Pace, ambienti che gratuitamente sostengono i bambini di quartieri poveri, villaggi ed istituti, si preoccupano che crescano bene e che procedano con successo nel loro cammino scolastico. E’ quanto avviene pure con gli adolescenti, raccolti nel movimento ‘Youth for Peace’
Il Malawi, questo paese così giovane – metà della popolazione ha meno di 18 anni -, guarda al futuro anche grazie a Sant’Egidio. Cresce anche condividendo le visioni di pace e di solidarietà che scaturiscono dal lavoro di Sant’Egidio. 
E’ in tale prospettiva che si colloca Youth for Peace. Giovani e giovanissimi che intendono fare tessuto nel loro paese, dare un proprio contributo alla crescita umana, culturale, solidale del Malawi. Ad esempio raccordando tra loro le diverse generazioni, costruendo un ponte tra lo sguardo e il passo di un minore e la memoria e la saggezza di un anziano. Nel settembre scorso 1500 adolescenti di ‘Youth for Peace’ si sono riuniti a Lilongwe e a Blantyre per gridare “Viva gli anziani!”.
Gli anziani sono spesso i più poveri del corpo sociale malawiano. Non esiste, infatti, un sistema pensionistico che tuteli anche chi ha lavorato nei campi; chi non ha figli o parenti in grado di stargli accanto, si ritrova solo, senza risorse, talvolta circondato dalla diffidenza e dal disprezzo. Sì, perché, soprattutto nei contesti rurali, gli anziani rischiano di essere considerati degli stregoni: la loro lunga vita l’avrebbero rubata ai giovani, ai bambini che non ci sono più.
A Blantyre circa 1000 giovani si sono ritrovati nella Limbe Cathedral. A Lilongwe in 400 studenti hanno organizzato una riflessione comune. Discorsi, testimonianze, scambi di idee: i giovani per la pace crescono così alla scuola di parole umane e solidali, comprendono che non c’è alcun motivo di disprezzare gli anziani, perché questo sarà un giorno – fortunatamente – il destino di ciascuno. 

 

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Tenere viva la speranza di pace per la Repubblica Centrafricana

Un mese fa, a inizio settembre, era stato siglato a Roma, presso la Comunità di Sant’Egidio, un appello per la pace e la riconciliazione nella Repubblica Centrafricana
Sottoscritto da rappresentanti del governo di Bangui, del Consiglio nazionale di transizione, della società civile e delle diverse confessioni religiose, quel documento rappresentava per il paese africano la speranza di una exit strategy da una fase molto difficile della sua storia, una stagione segnata dall’instabilità e da una violenza diffusa.
Il testo del “Patto repubblicano” impegnava le forze vive della nazione nella difesa dei diritti umani e del quadro democratico, ipotizzando anche una serie di meccanismi permanenti per la prevenzione e la gestione dei controversie. A tutti i protagonisti della vita istituzionale e della sfera sociale veniva chiesto di “partecipare alla promozione di una cultura di pace in Centrafrica”.
I partecipanti ai negoziati erano a Roma proprio nei giorni della veglia di preghiera per la pace in Siria e nel mondo convocata da papa Francesco. Un’ulteriore spinta a lavorare per un percorso di pace e riconciliazione. 
E tuttavia, nonostante gli impegni assunti di recente, la situazione nella Repubblica Centrafricana resta difficile. Il quadro generale è confuso, gli scontri continuano. Le violenze riguardano soprattutto zone lontane dalla capitale, vicino ai confini con la Repubblica Democratica del Congo, ma si teme per il futuro e per la tenuta degli accordi di pace. E alle contrapposizioni di parte si mischia a volte un’ostilità tra le comunità religiose presente sul territorio.
C’è bisogno di sostenere lo sforzo di pace avviato dalla Comunità e da tanti uomini e donne di buona volontà, in particolare dalle chiese locali, cattolica ed evangelica. Con un impegno che vinca l’indifferenza, ma pure con una preghiera fedele e insistente che faccia breccia là dove non sembrerebbe possibile. Se la preghiera ha cambiato la storia in Siria nulla impedisce che possa farlo anche in Centrafrica. 

 

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Sant’Egidio lavora per costruire ponti di rispetto e di pace tra le religioni

Nei giorni scorsi Pakistan e Kenya sono stati insanguinati da una violenza che si è definita ‘religiosa’. L’Asia e l’Africa, continenti in cui fedi diverse vivono fianco a fianco da secoli, sono tra le aree del pianeta chiamate a disegnare i tratti del futuro. Sarà possibile vivere insieme tra genti differenti per credo e tradizioni?
Di fronte al sangue versato, alla sfida che la violenza e un terrorismo di matrice religiosa pongono alla civile convivenza e alla coscienza del credente, di chi sa che ‘Pace’ è uno dei nomi di Dio, la risposta, come ha voluto sottolineare anche papa Francesco, è quella della preghiera, del dialogo, della costruzione di ponti. 
Concludendo la sua visita pastorale a Cagliari, informato dell’attentato di Peshawar, in Pakistan, il papa ha esortato a edificare “un mondo migliore e di pace”: “Oggi in Pakistan, per una scelta sbagliata, di odio, di guerra, sono morte 70 persone. Questa strada non va, non serve. Solo la strada della pace serve, che costruisce un mondo migliore. Ma se non lo fate voi non lo farà un altro. Questo è il problema, e questa è la domanda che vi lascio”. E ha aggiunto: “La Madonna ci aiuti sempre a lavorare per un mondo migliore, a prendere la strada della costruzione, la strada della pace, e mai la strada della distruzione e la strada della guerra”.
E’ la strada che la Comunità di Sant’Egidio sente di percorrere. Guardando al prossimo appuntamento di preghiera per la pace, “Il coraggio della speranza”, che si terrà a Roma dal 29 settembre al 1° ottobre. E a un lungo lavoro, svolto negli anni, di costruzione di rispetto reciproco, di vicinanza, di collaborazione, tra uomini e donne di diverse religioni, ma in particolare tra cristiani e musulmani.
Guardiamo, per fare qualche esempio, a quanto organizzato dalle comunità di Sant’Egidio in tanti contesti, europei, asiatici e africani nel mese di Ramadan, tra luglio e agosto scorsi, e citiamo dal sito, www.santegidio.org. 
In Pakistan: “A Sargodha è stata preparata una cena di ‘Id al-Fitr con anziani e bambini poveri. Erano circa 70 invitati, molti hanno benedetto la Comunità che ogni anno si ricorda di loro per la festa. Anche a Lahore, recentemente teatro di violenze contro i cristiani, Sant'Egidio ha vissuto questo segno di pace e di riconciliazione”.
E in Indonesia: “Il mese di Ramadan è un mese benedetto per i musulmani. Come negli anni precedenti la Comunità di Jakarta ha organizzato un evento congiunto per gli amici di strada e i bambini della Scuola della Pace. La grande festa si è tenuta nella Biblioteca Nazionale. E a ogni amico di strada sono stati donati gli abiti per la preghiera: parei per gli uomini e mukenah per le donne”.

 

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La preghiera, la parola, l’amicizia fedele, antidoti alla violenza diffusa

Due esempi, tra i tanti che si potrebbero fare a proposito del lavoro che le comunità di Sant’Egidio nel mondo portano avanti per rispondere alla crescita della violenza in contesti urbani e in mondi giovanili che davvero si configurano come quelle periferie dell’esistenza che sono al centro della preoccupazione pastorale di papa Francesco. E’ un lavoro fatto di educazione alla pace ed alla non violenza nelle Scuole della Pace, di dialogo con la gente, di preghiera.
Il Mozambico, Africa australe. 
Il paese vive forti tensioni politiche e sociali che sfociano talvolta in episodi di grave violenza. La piccola criminalità catalizza tali tensioni in un’avversione che si fa diffidenza occhiuta, organizzazione di ronde notturne, ma anche, tragicamente, linciaggio di presunti ladri. A Beira la locale comunità di Sant’Egidio, che intende reagire a questo fenomeno, la cui diffusione è in aumento, ha invitato a momenti di preghiera e riflessione per cancellare il rancore e l’odio che ognuno vive dentro di sé. Un impegno che ha dato i suoi frutti. Dai dati della polizia emerge che di recente nessun caso di linciaggio è stato registrato in quei quartieri (ad esempio Munhava) in cui Sant’Egidio aveva organizzato preghiere per la pace e la riconciliazione
El Salvador, America centrale. 
Dal 1992 la Comunità ha rafforzato la sua presenza e i legami di amicizia nel quartiere del Bambular, a San Salvador. El Salvador è sommerso da una piena di violenza, a causa dell’imperversare delle maras, le bandi giovanili impregnate di un vero e proprio culto del sangue, di un disprezzo per la vita. Solo il 3 luglio scorso si sono contati 27 omicidi. Ma al Bambular, dove Sant’Egidio organizza da anni la Scuola della Pace, dove da tempo si parla contro la violenza e in favore della pace e di una cultura della vita, ecco che le maras non attecchiscono.
La Comunità crede che può cambiare il mondo, anche nei contesti più difficili. E’ fiduciosa nella forza debole che sale dalla preghiera, una forza di pace e trasformazione dei cuori che si è potuta sperimentare anche di recente, nella veglia per la Siria del 7 settembre scorso. Pregare per la pace, come si è fatto nella cappella del Bambular, vuol dire anche ringraziare per il dono di un clima umano differente nel quartiere grazie alla lunga e fedele presenza di Sant’Egidio.

 

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