Sul sito DREAM – Drug Resource Enhancement against AIDS and Malnutrition, il programma di cura dell’AIDS avviato e gestito dalla Comunità di Sant’Egidio in dieci paesi africani – si può leggere la storia di Fanta e delle sue figlie.
Guineana, di Conakry, Fanta aveva incontrato DREAM nel 2008. Giovanissima, incinta e sieropositiva, era convinta di essere ormai condannata a morte, e con lei le bambine – due gemelline, si sarebbe scoperto – che portava in grembo. Ma qualcuno, al centro di cura, le aveva detto che era possibile curarsi, non morire, far nascere figli sani. E così sarebbe stato.
La storia di Fanta è simile a quella di tante altre donne, a Conakry e altrove, che nell’amicizia e nella fiducia con gli operatori e gli attivisti DREAM hanno riscoperto la possibilità di un futuro, una speranza che si è rivelata generatrice di riscatto e di vita. Per sé, per i propri cari, ma anche per chi ha avuto la fortuna di incrociare il movimento espresso dal Programma, Je DREAM nei paesi francofoni, I DREAM in quelli anglofoni, Eu DREAM in quelli lusofoni.
A Conakry, per esempio, in un clima di grande sintonia tra cristiani e musulmani, Je DREAM ha scelto di mettersi al servizio dei più poveri.
Le donne di Je DREAM Conakry visitano regolarmente, ogni due settimane, la prigione di Coyah, a una cinquantina di km dal centro di cura, che ospita 90 giovani tra i 14 e i 25 anni. I prigionieri sono rinchiusi in un’unica, angusta stanza, con un solo bagno e pochi fori per l’aria posti in alto. Je DREAM è come un’altra famiglia per questi giovani prigionieri, li sostiene, li consola, porta loro quel che può essere utile in carcere, li prepara a un reinserimento aperto e fiducioso nella società una volta scontata la pena.