Nel giro di due settimane due importanti convegni hanno posto al centro del dibattito culturale asiatico il tema della pena di morte. Organizzate dalla Comunità di Sant’Egidio nel quadro della campagna “Cities for Life”, le conferenze svoltesi a Tokyo e a Manila nei giorni scorsi hanno fornito l’occasione per parlare in modo alto e approfondito di diritti umani, valore e rispetto della vita, abolizione della pena capitale, anche nel continente in cui, ancor oggi, la maggior parte degli stati continuano a prevederla nei propri ordinamenti.
A Manila delegati di vari paesi asiatici – Filippine, ovviamente, e poi India, Indonesia, Vietnam, Sri Lanka, Cambogia, Laos, Mongolia -, 30 sindaci di altrettanti centri urbani che hanno aderito a “Città per la Vita”, nonché una rappresentanza della Conferenza Episcopale Filippina, intendono costruire una piattaforma di dialogo utile per quei paesi che hanno appena abolito la pena di morte o stanno per avviare un percorso verso una moratoria sulle esecuzioni capitali. Si tratta, nel pieno rispetto del patrimonio culturale e religioso asiatico, di riscoprire quei valori di umanità e di giustizia che sono il cuore della tradizione di quei popoli come di tutti i popoli.
Temi del genere erano già stati toccati la settimana precedente a Tokyo, nei locali della Dieta, il Parlamento giapponese. Lì rappresentanti delle istituzioni, attivisti della campagna per l'abolizione della pena di morte, testimoni dell’ingiustizia e dell’arbitrarietà della stessa, insieme a Mario Marazziti, presidente della Commissione dei Diritti Umani del Parlamento italiano e ad Alberto Quattrucci, della Comunità di Sant'Egidio, avevano insistito sulla portata umana e giuridica della sfida costituita dall’abolizionismo.
L’incontro di Tokyo ha vissuto un momento di grande emozione quando è intervenuto Iwao Hakamada, che aveva trascorso, da innocente, ben 46 anni nel braccio della morte: “Diecimila giorni senza uscire dalla cella”, ha dichiarato, come si può leggere su www.santegidio.org, “senza sapere se, al di là della porta, ci fosse l'inserviente per la cena o il plotone di esecuzione”.
Un vento di umanesimo e di vita soffia dunque sull’Asia, proprio mentre si registrano le autorevoli parole di papa Francesco, che, incontrando una delegazione dell'Associazione Internazionale di Diritto Penale, ha invitato “tutti i cristiani e gli uomini di buona volontà a lottare per l’abolizione della pena di morte, legale o illegale che sia, e in tutte le sue forme”.