In occasione del 47° anniversario della Comunità di Sant’Egidio si sono tenuti a Lilongwe e Blantyre due grandi happening che hanno coinvolto circa 1500 giovani delle scuole superiori.
Gli eventi, accomunati dal titolo “Sing, get involved … and help the elderly”, hanno visto alternarsi sul palco brani musicali, spettacoli teatrali, testimonianze sull’amicizia dei Giovani per la Pace con gli anziani. I giovani delle scuole secondarie delle due più importanti città malawiane si sono “sfidati” in un concorso artistico che metteva al centro l’attenzione e l’amicizia nei confronti dei più anziani. Al termine, dopo la premiazione, è stato osservato un minuto di silenzio per fare memoria delle vittime delle alluvioni che hanno colpito il paese nelle scorse settimane e sono stati raccolti fondi per aiutare diversi anziani che avevano perso la casa durante le stesse. 
L’intera giornata è stata così un appuntamento di gioia, di sensibilità, di speranza. Nonostante la difficoltà del momento giovani e giovanissimi hanno voluto lanciare un segnale di apertura al domani e a un domani intessuto di coinvolgimento partecipe e di solidarietà tra le generazioni. Un domani la cui costruzione è nelle mani di tutti, studenti compresi.
Come ha infatti sottolineato Keegan Mwanguku, responsabile nazionale dei Giovani per la Pace, all’inizio della manifestazione di Blantyre, lo stesso “Andrea Riccardi aveva 18 anni quando cominciò a uscire per le strade di Roma e a coinvolgere altri ragazzi perché aiutassero bambini e anziani: questo è ciò che noi, giovani malawiani, vogliamo imitare e che oggi ci ispira!”.
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Anversa, Belgio – Verso la Preghiera per la Pace di settembre 2014
La presentazione ufficiale dell'incontro interreligioso di Preghiera per la Pace che porterà lo spirito di Assisi a soffiare sul Belgio, ad Anversa, a 100 anni da quella I guerra mondiale che vide proprio il paese incastonato tra Germania e Francia essere il primo terreno di scontro di una lunga, terribile carneficina, si è svolta l’11 febbraio scorso nel municipio della città sullo Schelda.
Oltre ai responsabili della Comunità di Sant’Egidio erano presenti il vescovo Johan Bonny, l’assessore comunale Philip Heylen, Aharon Malinsky per la comunità ebraica e Hisham al Mzairh per quella musulmana.
Si avvia così un percorso che porterà uomini e donne di ogni religione a incontrarsi tra il 7 e il 9 settembre 2014 per dire, nel luogo in cui la guerra ha segnato il passato, che “La pace è il futuro” – questo il titolo del meeting promosso dalla Comunità di Sant’Egidio -.
Negli ultimi anni gli incontri di “Religioni per la Pace” si può dire abbiano costruito un linguaggio comune, una cultura di pace, e rafforzato una sorta di “partenariato per la pace” con quei rappresentanti civili, culturali e politici che hanno voluto unirsi a un pellegrinaggio tanto spirituale quanto umano e concreto.
Oggi, in un momento difficile, con molti conflitti in corso, ma anche in un contesto propizio, attraversato da una ricerca sincera di verità e di pace – si pensi, ad esempio, all’importanza della rivoluzione culturale operata da papa Francesco -, ecco, lo spirito di Assisi rappresenta una chance preziosa, fondamentale.
Roma, Italia – Alle liturgie in memoria di Modesta e di quanti sono morti per la durezza della vita in strada “l’abbraccio di papa Francesco”
L’elemosiniere del Papa, mons. Konrad Krajewsky, ha celebrato lo scorso 2 febbraio una liturgia particolare in ricordo di Modesta e di tutti quei poveri che sono morti nella strada. La messa si è tenuta a Santa Maria in Trastevere, dove la Comunità di Sant’Egidio aveva invitato i senza dimora di Roma.
E’ una lunga tradizione, ormai. Una memoria iniziata 30 anni fa dopo la morte di un’anziana senza casa, Modesta Valenti, sentitasi male alla stazione Termini e non soccorsa perché “sporca”. Un caso di “malasanità” ma non solo; anche di indifferenza e di abbandono. Ecco perché la Comunità vuole continuare a ricordarla. Come pure, insieme a lei, tutti coloro che hanno conosciuto lo stesso destino di inaccoglienza fino alla morte. Alla
liturgia, dopo la lettura di ognuno dei nomi di chi non c’è più, si accendono delle candele. Un gesto che vuole significare la certezza di un accompagnamento fino alla fine, la garanzia che non si sarà mai dimenticati.
All’inizio della liturgia mons. Krajewsky ha portato ai partecipanti il saluto dello stesso papa Bergoglio: “Stammattina, prima di venire qui con voi, ho salutato papa Francesco dicendogli che sarei venuto a celebrare questa memoria. Mi ha ascoltato con attenzione e poi mi ha detto: ‘Non potrò essere lì, ma porta a ciascuno il mio forte, forte, abbraccio!".
Quell’abbraccio continuerà ad essere trasmesso nelle prossime domeniche. Altre liturgie in memoria di Modesta e dei poveri morti sulla strada sono infatti previste nelle settimane a venire, a Roma e in tante altre parti del mondo dove Sant’Egidio è presente.
Roma, Italia – La festa per una storia di 46 anni: fedeltà al Vangelo, amore per le periferie esistenziali e per la pace
Collegandosi al sito della Comunità di Sant’Egidio (web page http://www.santegidio.org/pageID/3/langID/it/itemID/8559/Giovani_anziani_poveri_e_tanti_amici_un_popolo_in_festa_per_i_46_anni_della_Comunit.html) si possono vedere le immagini e leggere i testi che hanno accompagnato la celebrazione, lo scorso 6 febbraio, del 46° anniversario del movimento ecclesiale nella cattedrale di Roma, San Giovanni in Laterano. .jpg)
Insieme a chi presiedeva la liturgia, mons. Giovanni Angelo Becciu, sostituto alla Segreteria di Stato, tanti vescovi e altri celebranti, nonché un vasto quanto composito popolo di amici. I membri della Comunità e folte rappresentanze di quel mondo dei bisognosi che forma anch’esso la famiglia di Sant’Egidio hanno fatto festa per una ormai lunga storia di fedeltà al Vangelo, di amore per le periferie esistenziali e per la pace.
Roma, Italia – 100 vescovi da tutti i continenti per testimoniare la gioia e la forza del Vangelo e per il 46° anniversario di Sant’Egidio
Insieme, per riflettere su “La gioia del Vangelo”. E’ in corso a Roma, in occasione del 46° anniversario della Comunità di Sant’Egidio – oggi pomeriggio la liturgia eucaristica di ringraziamento a San Giovanni in Laterano -, l’Incontro internazionale “Cristiani e pastori per la Chiesa di domani”, cui prendono parte oltre cento vescovi provenienti da tutti i continenti.
Il programma del convegno è fitto. Apertosi ieri mattina con l’udienza generale di papa Francesco a piazza San Pietro, esso si articola in conferenze, assemblee e momenti di confronto, nonché in occasioni di incontro col mondo dei poveri nel quadro dei servizi ai più bisognosi vissuti dalla Comunità di Sant’Egidio.
All’attenzione di tutti, attraverso la testimonianza dei vescovi presenti – fra essi, solo per fare due nomi, mons. Ignatius Kaigama, arcivescovo di Jos e presidente della Conferenza episcopale nigeriana [nella foto], e mons. Butros Marayati, arcivescovo della Chiesa armeno-cattolica di Aleppo, in Siria – il gemito di zone del mondo particolarmente colpite dalla guerra o da conflitti etnico-religiosi, come pure la consapevolezza di quanto la buona notizia del Vangelo sia una forza capace di andare oltre ogni pessimismo o rassegnazione.
Nigeria – Visita di Marco Impagliazzo alle comunità del paese
Il presidente della Comunità di Sant’Egidio, Marco Impagliazzo, ha recentemente visitato le comunità che vivono ed operano in Nigeria, nonché il centro DREAM gestito dalla Congregazione di San Vincenzo de’ Paoli ad Abuja.
La visita nasceva dal desiderio di essere ancora più vicini a fratelli e sorelle che, come milioni di altri nigeriani, vivono nella preoccupazione e nell’insicurezza a causa dell’attività terroristica portata avanti dal movimento fondamentalista Boko Haram.
Se tutto il mondo ha provato orrore per gli attentati di Parigi o per altri tragici episodi sotto i riflettori dei media internazionali, minore è la copertura del terrore che colpisce alcuni paesi africani e tra questi la Nigeria, più debole la partecipazione alla sofferenza delle popolazioni coinvolte.
Per Sant’Egidio non dev’essere così. La presenza di Marco Impagliazzo accanto alle comunità nigeriane ha voluto e vuole dire che se un membro del corpo soffre, tutte le membra soffrono con lui, e che l’intera Comunità prega e spera per la pace e il pieno ripristino della convivenza interreligiosa.
Particolarmente significativa, in questo senso, la risposta offerta dalle Scuole della Pace della Comunità in Nigeria e altrove. Le Scuole della Pace, veri e propri luoghi di educazione alla convivenza, di accompagnamento delle giovani generazioni alla pace, sono la strada per vincere il terrore e la guerra non tanto con le armi, bensì con la pratica del rispetto e dell’amicizia, con l’allargamento degli orizzonti, con la costruzione di una coscienza e di un avvenire condivisi. Bambini e ragazzi di ogni fede studiano e camminano insieme settimana dopo settimana testimoniando che la pace è possibile, che la pace è il futuro.
Nella sua visita Impagliazzo ha ascoltato i rappresentanti della Comunità in Nigeria raccontare degli spargimenti di sangue, della diffusione di una cultura del disprezzo e dell’odio, ma ha anche potuto toccare con mano il coraggio e la fiducia di giovani che non vogliono cedere alla rassegnazione e al pessimismo e che intendono continuare a percorrere la strada delle “tre p” – preghiera, poveri, pace – tracciata da papa Francesco nella sua visita a Sant'Egidio del 15 giugno scorso.
Alla Sapienza, universitari solidali con i senza dimora
Alla Sapienza continuano i "Coperta lunch", aperitivi solidali per aiutare i senza fissa dimora di Roma.
Studenti, professori e personale hanno risposto con generosità all’invito degli universitari di Sant’Egidio, portando coperte, sciarpe, guanti per proteggere dal freddo intenso di questi giorni quanti vivono per la strada.
La scorsa settimana in tanti si sono uniti alla preghiera della Comunità di Sant’Egidio nella cappella universitaria per ricordare i due cittadini somali morti nei sottopassaggi di Corso d’Italia.
Genova, Italia – Solidarietà col mondo dei senza fissa dimora, e una preghiera perché “tutta la città sia buona come voi”
Una notte di fine gennaio, a Genova, quattro senzatetto slovacchi, Alica, Jan, Koloman e Zuzana, che dormivano sotto i portici del centro, sono stati aggrediti, picchiati, feriti gravemente. Un episodio triste, inquietante, un accanirsi vile e disumano contro chi era già stato ferito dalla vita.
Genova – istituzioni e cittadini – ha reagito all’accaduto con parole e gesti di vicinanza. Una cinquantina di persone ha vissuto “una notte da clochard”, in sacco a pelo, in segno di solidarietà con chi è esposto ogni notte, inerme, a una violenza senza volto.
Da parte sua la Comunità di Sant’Egidio, da anni amica del mondo dei senza fissa dimora, a Genova ed altrove, ha organizzato nella basilica dell’Annunziata una preghiera che ha visto la partecipazione di centinaia di persone. Tra loro moltissimi giovani, inclusi gli studenti di “Università solidale”, che da tempo raccolgono coperte per chi vive per la strada.
Anche Koloman e Alica, usciti dall’ospedale, erano presenti. 
Sul sito della Comunità, www.santegidio.org, leggiamo le belle parole del primo: “Le mie ferite sono guarite, ma rimangono le ferite del cuore. Però mi consola vedere tutta questa gente vicina a noi: mi piacerebbe che tutta la città fosse buona come voi”.
E quelle del responsabile di Sant’Egidio a Genova, Andrea Chiappori: "Sentiamo l’esigenza di fermarci e ascoltare il Vangelo, non per sfuggire alla realtà, ma perché è l’unico modo per non veder crescere il rancore e la violenza nella nostra città. Facciamo silenzio perché dal silenzio nascano parole e sentimenti nuovi, capaci di creare unità, di farci essere costruttori di accoglienza e di pace”.
Amarsi e educarsi alla pace: la Comunità di Sant’Egidio in marcia per la pace e la riconciliazione tra le famiglie a Scutari, in Albania
Domenica 6 gennaio 2013 la Comunità di Sant’Egidio di Scutari, in collaborazione con la Diocesi, ha organizzato la marcia per la pace dal titolo "Pace in tutte le Terre e riconciliazione tra le famiglie".
La marcia, partita dalla Cattedrale di Santo Stefano, si è snodata per le vie principali della città coinvolgendo più di 500 persone e si è conclusa con una cerimonia durante la quale è stato piantato un ulivo in segno di pace e riconciliazione. Alla marcia hanno partecipato alcune delegazioni provenienti da villaggi e città vicine a Scutari dove negli scorsi mesi la Comunità ha iniziato un lavoro con i giovani sul problema della vendetta di sangue, consentita da un antico codice albanese (Kanun) e causa di un crescente numero di omicidi nel Nord dell’Albania. La rappresentante della Comunità di Sant’Egidio, nel suo intervento, ha ribadito la preoccupazione per il clima di violenza che si vive a causa dei gesti di violenza originati dalla vendetta ed ha sottolineato la grande importanza delle parole di Papa Benedetto XVI quando nel Messaggio per la Giornata Mondiale per la Pace del 2013 afferma:" Bisogna, allora, insegnare agli uomini ad amarsi e a educarsi alla pace, e a vivere con benevolenza, più che con semplice tolleranza. Incoraggiamento fondamentale è quello di dire no alla vendetta, di riconoscere i propri torti, di accettare le scuse senza cercarle, e infine di perdonare"
Mons. Angelo Massafra, Arcivescovo di Scutari, prima di piantare un ulivo in segno di pace e riconciliazione, ha rivolto un appello a tutti i presenti per dire: “Basta! Alle vendette e ai rancori nella convinzione che solo il perdono può donare la gioia di vivere".
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Adjumani (Uganda) e Al Fakiha (Libano): Sant’Egidio a sostegno dell’istruzione
Sono state recentemente pubblicate sul sito www.santegidio.org notizie relative al sostegno che la Comunità ha messo in campo in favore di minori che, in contesti diversi, sono stati costretti a lasciare la propria terra a causa dei conflitti in corso. L’aiuto di Sant’Egidio ha permesso loro di non perdere il diritto all’istruzione e di continuare a coltivare la speranza in un prossimo ritorno alla pace ed alla normalità.
Uno dei due scenari considerati è quello dell’Uganda settentrionale. Qui, nel “Nyumanzi Settlement” vivono migliaia di profughi del Sud Sudan tra cui la Comunità ha aperto una scuola primaria. Il progetto – finanziato con una colletta cui hanno partecipato tutte le famiglie di Sant'Egidio nel mondo – è articolato in sette classi, coinvolge una decina di insegnanti e centinaia di ragazzi e ragazze tra i sei e i 14 anni. Dopo aver cominciato le lezioni sotto gli alberi si è passati all’utilizzo di grandi tende attrezzate con banchi e si prevede di iniziare presto la costruzione di aule in muratura.
Passando in un’altra regione del pianeta, è bello quanto accade in Libano, nella valle della Beqaa, ai confini con la Siria. Qui, come conseguenza dei violenti scontri in atto nella zona, si sono diretti migliaia di profughi, famiglie con tanti bambini, spesso molto piccoli. Qui è sorta, grazie all’impegno di Sant’Egidio, una Scuola della Pace che opera da ormai tre anni. Nella località di Al Fakiha sono stati presi in affitto diversi locali per
permettere la continuazione del percorso formativo di molte centinaia di bambini, che ora si alternano in due turni, mattina e pomeriggio, per seguire i curricola del paese da cui mancano da tre anni: una volontà di restare legati alla propria storia, una riaffermazione della fiducia che la pace e la convivenza sono destinati a riaffermarsi nella regione.

