Bukavu, Repubblica Democratica del Congo – I Giovani per la Pace e l’abbraccio agli anziani “stregoni”

A Bukavu, nell’est della Repubblica Democratica del Congo, il movimento dei Jeunes pour la Paix (Giovani per la Pace), espressione delle comunità di Sant’Egidio nelle scuole superiori del paese, lavora per quell’abbraccio tra le generazioni per cui prega papa Francesco: “Come vorrei una Chiesa che sfida la cultura dello scarto con la gioia traboccante di un nuovo abbraccio tra i giovani e gli anziani! E questo è quello che oggi chiedo al Signore, questo abbraccio!”. 
Si è recentemente concluso in città un ciclo di incontri, conferenze, feste, preghiere e manifestazioni, tutti animati da un’idea: quella di cambiare lo sguardo della società sugli anziani proprio a partire dai più giovani, contro ogni pregiudizio, contro ogni forma di violenza, per una solidarietà intergenerazionale, per una convivenza più umana e pacifica. 
Troppe volte infatti, nel Congo, ma anche in tanti altri contesti subsahariani, gli anziani sono considerati “stregoni”, accusati di rubare la vita dei più piccoli per allungare la propria. I Giovani per la Pace sono convinti di poter mettere in moto una rivoluzione culturale, un processo di cambiamento destinato a portare a una vera e più solida rinascita del continente africano. La cui crescita non potrà mai essere solo economica, ma dovrà fondarsi sul recupero di quei valori umanistici e profondi che sono il cuore di ogni cultura.  

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Roma, Italia – I Giovani per la Pace e le scuole medie dicono “No” alla guerra e “Sì” all’amicizia tra le generazioni

Si è tenuto ieri a Roma, in una gremitissima grande sala del quartiere EUR, il Palatlantico, il momento conclusivo dell’annuale concorso per studenti delle scuole secondarie di primo grado (le scuole “medie”) organizzato dal movimento dei Giovani per la Pace della capitale, il “Living Together” 2015, giunto quest’anno alla sua quinta edizione. 
All’incirca un migliaio di studenti provenienti da tutta Roma hanno assistito a uno spettacolo condotto, tra gli altri, dal popolare presentatore Max Giusti, articolato in testimonianze, videoclip, esibizioni di giovanissimi talenti provenienti dai laboratori musicali Sounds for Peace. 
I lavori prodotti in questi primi mesi di scuola e giunti alla giuria esaminatrice del concorso sono stati numerosissimi. Alcuni più “acerbi”, altri più raffinati, tutti testimoniavano di un entusiasmo che si era diffuso contagioso tra gli adolescenti e li aveva portati a riflettere su diversi temi, l’amicizia tra giovani e anziani ed il valore di una solidarietà intergenerazionale, la memoria delle guerre del secolo scorso e della Shoah, il desiderio di vivere un tempo di pace, di convivenza, di inclusione.
I più anziani hanno avuto un ruolo fondamentale nella preparazione della convention, aiutando i più giovani a vedere la pace di cui gran parte dell’Europa gode – pur di fronte ad uno scenario che papa Francesco non ha esitato a definire di “una terza guerra mondiale a pezzi” – come un tesoro prezioso, da non dilapidare, anzi da custodire e trasmettere a tutto il mondo e al tempo che verrà.
E’ stato bello vedere tanti giovani che in maniera convinta e gioiosa sottolineavano il valore della pace, dicevano di volersi impegnare per la pace. Se si pensa che proprio 100 anni fa tanti loro coetanei manifestavano per le strade di Roma per chiedere l’intervento in quella che sarebbe stata chiamata la Grande Guerra si misura il grande passo in avanti che la memoria condivisa degli sbagli del passato e la comune costruzione di una nuova coscienza civile hanno fatto compiere in questi decenni. Un lavoro – questo l’impegno dei Giovani per la Pace, della Comunità di Sant’Egidio, ma anche del mondo della scuola e di ogni uomo o donna di buona volontà – che non va minimamente abbandonato, piuttosto portato avanti e trasmesso in profondità.

 

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Liegi, Belgio – Inaugurata una nuova mensa per i poveri “Kamiano”

La scorsa settimana, in occasione delle celebrazioni per il 47° anniversario di Sant’Egidio, la comunità di Liegi ha inaugurato una nuova casa di solidarietà coi poveri “Kamiano”, la seconda in Belgio, una mensa e dei locali per il servizio docce dove si offrirà uno spazio di amicizia, ristoro e dignità alle decine di persone senza casa, anziani soli e rifugiati che vivono nella città vallone. 
La casa assume lo stesso appellativo di quella, più grande, da diversi anni esistente ad Anversa, che si riferisce al modo con cui gli indigeni di Molokai, isola delle Hawaii, pronunciavano il nome del missionario belga Damian de Veuster, amico e apostolo dei lebbrosi nel Pacifico: come già allora un mondo nuovo può nascere dall’amicizia con le periferie geografiche ed esistenziali.

 

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Capo Verde – Aiuti di emergenza per l’eruzione del Pico do Fogo

Sant’Egidio e la comunità capoverdiana di Roma hanno di recente inviato aiuti di emergenza per la popolazione dell’isola Ilha de Fogo, nell’arcipelago di Capo Verde. 
L’isola è infatti sconvolta da diverse settimane dalla violenta eruzione del Pico do Fogo, vulcano che sta manifestando la sua attività in maniera particolarmente distruttiva.  Due località dell’isola sono state completamente evacuate e diverse migliaia di abitanti hanno perso tutto quel che avevano. Per loro sono partiti dall’Italia container di vestiti per bambini e di coperte, nonché altri aiuti di prima necessità.

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Abidjan, Costa d’Avorio – Sant’Egidio denuncia gli omicidi “rituali” di bambini e le credenze e gli atteggiamenti disumani che li permettono

La Comunità di Sant’Egidio è da tempo indignata e preoccupata per gli omicidi di bambini che si verificano in diverse zone, rurali e non, dell’Africa subsahariana, tanto più che essi si configurano come veri e propri assassini “rituali”, sacrifici umani offerti agli idoli dell’ambizione e del denaro nella superstiziosa convinzione che il sangue, gli arti o gli organi di tali innocenti possano garantire successo, ricchezza, potere. 
E’ la triste cronaca di questi ultimi mesi in Angola, Benin, Repubblica Democratica del Congo, Tanzania (in tal caso vittime sono gli albini), Togo, Uganda. E’ quanto di recente avvenuto, e con una tragica crescita della contabilità dei crimini in questione, in Costa d’Avorio.
La Comunità di Sant’Egidio di Abidjan ha voluto esprimere la sua ferma condanna di questi terribili atti e lanciare un appello, in una conferenza stampa appositamente convocata, affinché sia superata una cultura e un atteggiamento fatti di deconsiderazione della vita dei minori, di sfruttamento dell’infanzia da parte di adulti senza scrupoli. 
Com’è possibile leggere su www.santegidio.org, “c’è prima di tutto la necessità di fermare la mano di chi toglie la vita a un così gran numero di innocenti”, hanno dichiarato il responsabile di Sant’Egidio in Costa d’Avorio, Georges Adon, e il coordinatore delle Scuole della Pace, Ange Sayé Zirihi. “Ma perché atti del genere non si ripetano c’è bisogno anche di cambiare la cultura nei confronti dell’infanzia”, di lottare contro “credenze inumane dietro le quali si scorge sete di ricchezza e di potere”.
Nella conferenza stampa si è pure ricordato il valore delle Scuole della Pace, centri di sostegno scolastico e di educazione alla convivenza ed alla pace, gestiti da Sant’Egidio, diffuse ad Abidjan e in altre città della Costa d’Avorio. Tra le altre cose tali doposcuola sono luoghi in cui ci si attiva per la registrazione anagrafica degli iscritti, in modo da preservarli da quella “invisibilità” che può più facilmente far cadere preda di atti delittuosi.

 

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Uvira, Repubblica Democratica del Congo – Proseguono i lavori in vista dell’apertura di una casa per gli anziani accusati di stregoneria

Per la settimana di preghiera per l’unità dei cristiani la Comunità di Sant'Egidio di Uvira, in Sud Kivu, ai confini col Burundi, ha organizzato una celebrazione che ha visto la partecipazione del vescovo, mons. Sebastien Muyengo, e di rappresentanti della Chiesa ortodossa del Patriarcato di Alessandria, della Comunione Anglicana, delle Chiese Luterana, Metodista e Pentecostale.
Nella stessa occasione mons. Muyengo ha voluto visitare la casa che Sant’Egidio sta ristrutturando nel centro città per accogliere alcuni anziani che, accusati di stregoneria, sono riusciti a sfuggire al linciaggio grazie al nostro intervento. 
Le accuse di stregoneria rivolte agli anziani sono un diffuso e gravissimo problema in tutta l’Africa centro-orientale e tutte le comunità di Sant’Egidio sono impegnate nella costruzione di una mentalità diversa, che salvaguardi la vita di tanti innocenti e liberi da una superstizione degradante e violenta.
Ricordiamo che proprio a Uvira Sant’Egidio fu dolorosamente colpito da quanto accadde a Sophie Mulondala, donna ottantenne, accusata di aver provocato la morte della nipotina con pratiche magiche, e dunque linciata dalla gente del quartiere insieme al figlio, che inutilmente tentava di difenderla (marzo 2011). La Comunità ha organizzato delle assemblee cittadine, informative e di sensibilizzazione, proprio per proteggere chi è vittima di tali accuse insensate, nonché per costruire una cultura differente. E ha moltiplicato le visite a casa dei più vecchi. Alcuni anziani, sin’allora trattati come streghe o stregoni, hanno visto cambiare l’atteggiamento dei loro vicini quando i giovani della comunità di Uvira hanno iniziato a frequentarli.

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Malawi – Dopo le alluvioni che hanno devastato il sud del paese, Sant’Egidio si mobilita per aiutare

Si aggrava il bilancio delle alluvioni che hanno recentemente sconvolto il sud del Malawi. 
Nella maggior parte dei distretti attraversati dal fiume Shire le acque hanno ricoperto vastissime estensioni di terra, spazzando via le povere case di circa 200.000 persone, nonché ponti, scuole e centri di salute. Nelle zone alluvionate, inoltre, è estremamente difficile pensare a una ripresa immediata delle coltivazioni e dell’allevamento e sul paese incombe lo spettro della carestia. Il settore agricolo, non va dimenticatoo, è il settore trainante dell’economia, fornendo il 30% dell’intero prodotto interno lordo e dando sostentamento all’85% della popolazione. Al rischio fame si aggiunge poi il pericolo malattie, data la presenza nelle aree allagate di molte carcasse di animali ed il conseguente avvelenamento delle fonti idriche.
Il governo del Malawi ha rivolto alla comunità internazionale – i donatori avevano congelato le proprie contribuzioni a causa dei gravi fatti di corruzione che si erano verificati nel paese nei mesi passati – un appello a raccogliere fondi per permettere la ricostruzione e programmare la ripresa. Il Papa stesso ha rilanciato tale appello.
Anche la Comunità di Sant’Egidio ha inteso guardare al bisogno del Malawi e ha aperto una sottoscrizione. Chi oggi ha perso la casa ha bisogno di ritrovare un tetto; chi non può contare sul proprio raccolto ha bisogno nel prossimo futuro di semi e di fertilizzanti. E poi c’è da far fronte alla estrema necessità di cibo, alla scarsità di medicine e di prodotti per la salvaguardia dell’igiene pubblica.
Sul sito della Comunità, www.santegidio.org, la lettera del neoparroco di San Vincenzo de’ Paoli a Blantyre, don Ernest Kafunsa, della Fraternità Sacerdotale di Sant’Egidio, ha raccontato della drammatica situazione del paese e ha espresso gratitudine per la mobilitazione della Comunità: “Ho visitato pochi giorni fa diversi villaggi nel sud del Malawi, la parte più colpita dall’alluvione. Tante persone vivono in campi di raccolta, sembrano profughi nella propria terra: per salvarsi dalle acque la gente aveva cercato riparo sulle cime delle colline e degli alberi”. Ma la situazione è grave anche in città: “Blantyre, la città principale, è senza luce e senz’acqua: da una settimana si è costretti a raccogliere l’acqua piovana per bere, da un momento all’altro può scoppiare un’epidemia di colera”. 

 

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Testimonianza dal Salvador: contro odio e violenza, mons. Romero, la Scuola della Pace, William Quijano

In un tempo in cui si parla della prossima beatificazione dell’arcivescovo martire Oscar Arnulfo Romero riportiamo questa testimonianza da San Salvador, le parole di Francisco Xxx:
“El Salvador è un piccolo paese del Centroamerica. Piccolo paese conosciuto per un grande uomo, l’arcivescovo di San Salvador, mons. Romero. Un arcivescovo, che adesso possiamo chiamare martire, che ha dato il suo sangue per difendere la povera gente, per cercare un dialogo tra i fratelli.
Come paese abbiamo sofferto più di 12 anni di guerra civile, una guerra tra fratelli, appunto. Una guerra tutti i salvadoregni hanno vissuto, in ogni angolo del paese. Mons. Romero ha lottato per fermare tutto questo, per cercare il dialogo tra due fazioni, la guerriglia e lo stato. 
E’ stato troppi anni dopo il suo assassinio, nel ’92, che abbiamo ricevuto il grande dono della pace. Nel ’92 è stato firmato un accordo tra guerriglia e stato, un accordo che doveva portare alla pace. E però troppa violenza era stata seminata, l’accordo è rimasto sulla carta. Perché purtroppo la guerra aveva lasciato in eredità una povertà enorme, e soprattutto sete di vendetta. Una sete di vendetta tra fratelli. Per più di 12 anni il paese era stato pieno di armi, pieno di odio, pieno di vendetta. La guerra genera povertà ed altra guerra.
Oggi possiamo dire che c’è una nuova guerra in Salvador, frutto di un’eredità di violenza e di odio. Una violenza diffusa, una violenza sempre tra fratelli. Una violenza tra fratelli più piccoli, perché adesso parliamo di una guerra tra giovani. Giovani della stessa terra, dello stesso posto, che lottano per un territorio. Sono delle bande criminali paramafiose, le pandillas, le maras, composte da giovani.
Però c’è qualcosa, c’è qualcuno che vuole lottare contro questa violenza, così come mons. Romero aveva lottato contro la guerra: la Comunità di Sant'Egidio è giunta anche da noi e ci ha portato le Scuole della Pace.
La Comunità ha capito che non bastava firmare un accordo, ma occorreva soprattutto cambiare il cuore e i pensieri. Cambiare i sentimenti di odio e di vendetta che la guerra ci aveva portato. Con le Scuole della Pace abbiamo iniziato a cambiare la mentalità di tanti bambini e di tanti giovani.
Abbiamo iniziato in un quartiere di San Salvador, in periferia, che si chiama Bambular. Nell’86. Adesso posso dire che non ci sono bande criminali in quel luogo. Perché? Perché, come ha detto il 1° gennaio papa Francesco, abbiamo avuto pazienza, abbiamo seminato con le Scuole della Pace, abbiamo avuto una visione del futuro, abbiamo lottato con fiducia.
In questa lotta, nel 2009, ho perso un grande amico, un amico che lottava a mani nude per portare la pace. Si impegnava perché i bambini avessero un futuro diverso, perché il mio paese, il suo paese, avesse un futuro diverso.
Lo hanno ucciso proprio per questo, perché cercava il dialogo, perché cercava di cambiare la mentalità di tanti, proprio come avevano ucciso Romero. Un ragazzo di 21 anni, di una delle cittadine più violente del Salvador, Apopa. Da lì vengo anch’io, da questo luogo pericoloso dove il pane di ogni giorno è l’odio, la violenza, la vendetta. 
In un paese così piccolo, di sei milioni di abitanti, ci sono giorni in cui vengono uccise 15-20 persone, ragazzi soprattutto. William è stato uno dei tanti giovani uccisi, ma William è morto per un grande sogno, il sogno della pace. 
Io gli sono grato per la sua testimonianza. Perché all’inizio pensavo: è molto facile pensare che non si può fare niente quando si vive in una situazione così, che non si può cambiare, che è meglio pensare a se stessi, che è meglio lasciare il paese. Per prima cosa salva la tua vita! 
Ma con la Comunità e con questi grandi esempi di vita e di martirio che ho visto, Romero, William, ho visto che si può pensarla in modo diverso, che si può sognare il futuro, che vale la pena di lottare per il dialogo, per cambiare i cuori, per cambiare la mentalità, per vincere l’odio e la vendetta”.

 

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Parigi (Francia) e Nigeria – Sant’Egidio prega per la pace e la fine della violenza terroristica

Questi giorni d’inizio 2015 sono stati purtroppo segnati da una fiammata di violenza terrorista, di matrice fondamentalista, che in diverse parti del mondo, in particolare a Parigi e in Nigeria, ha fatto decine e decine di vittime.
A Parigi è noto come delle cellule estremiste abbiano colpito la redazione di Charlie Hébdo, nonché i clienti di un supermercato kosher. In Nigeria la violenza folle e criminale di Boko Haram continua a insanguinare il paese non fermandosi nemmeno di fronte alla vita dei bambini, utilizzati come bombe umane da far esplodere in mercati affollati.
La Comunità di Sant’Egidio ovunque nel mondo sta dicendo “No” al terrorismo, alla violenza, alla guerra. Molte preghiere sono state organizzate per invocare quella pace che il Signore può dare. La Comunità di Sant’Egidio di Parigi, con i Giovani per la Pace, si è recata all’Hypermarché della Porte de Vincennes per deporre fiori e preghiere in memoria delle vittime della strage. E Andrea Riccardi ha partecipato alla manifestazione unitaria di domenica scorsa, dichiarando di voler condividere quell’“umanesimo popolare che è alle radici dell’Europa e che impegna a lavorare per l’unità e l’integrazione”. 
Sempre nella medesima prospettiva, di pace e di unità, la Comunità ha desiderato farsi vicina al popolo nigeriano, sofferente per una barbara guerra che fa dei civili i propri bersagli. Domani sera, a S. Maria in Trastevere, si svolgerà una preghiera per la pace in Nigeria, in memoria delle vittime del terrorismo e della violenza.

 

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Un mosaico di solidarietà e di gioia: fotogallery del pranzo di Natale

Si assemblano di seguito alcune delle brevi descrizioni che accompagnano le immagini dei pranzi di Natale organizzati dalle comunità di Sant’Egidio nel mondo visibili nella fotogallery presente sul sito www.santegidio.org.
Come tante piccole tessere queste descrizioni – solo alcuni esempi di ciò che si sarebbe potuto dire a proposito di centinaia di pranzi – aiutano a comporre il mosaico di un’immensa tavola simbolo di solidarietà e familiarità che ha raccolto decine di migliaia di persone in tutti i continenti. 
Partiamo dalla Repubblica di Guinea, dalla Sierra Leone, dalla Liberia. In questi paesi, colpiti dall’epidemia di Ebola, scuole e università sono chiuse, le stesse celebrazioni natalizie hanno subito delle restrizioni. Ma, per dire che la malattia si può combattere, che la vita rinasce, con tutte le precauzioni necessarie per evitare ogni contagio, Sant’Egidio non ha rinunciato a celebrare un pranzo di Natale coi bambini, gli anziani, i mendicanti. Ciascuno era invitato a lavarsi le mani due volte: prima con acqua clorata, poi con il sapone. Il pranzo e le posate erano confezionate in monoporzioni chiuse, aperte poi da ciascun commensale. Tra i regali non mancavano prodotti per l’igiene personale.
Non lontano da quei luoghi, ad Abidjan, in Costa D’Avorio, il pranzo accoglieva senzatetto, ragazzi di strada, rifugiati interni di altre zone del paese, famiglie la cui casa era stata distrutte nelle recenti risistemazioni urbanistiche. Con loro la Ministra della Solidarietà, che ha distribuito i regali insieme a Babbo Natale: “Vedendo tutta questa gente sedere senza distinzioni di sorta alla stessa tavola si scopre il vero volto della convivenza e del sostegno reciproco”, ha detto.
Più a est, in Kenya, a Nakuru il pranzo è stato organizzato grazie a una sottoscrizione pubblica lanciata da Radio Amani (“Radio Pace” in swahili), un’emittente cattolica: “A Natale regala un pranzo ad un povero”, diceva la campagna. Il governatore della regione ha concesso la chiusura della strada principale del centro, Kenyatta Avenue, dove è stato allestito una grande tavolata, che ha attratto altri media e folle di curiosi
Altrettanto commovente il pranzo di Natale svoltosi a Beira, in Mozambico, nel reparto femminile della prigione centrale, dove sono recluse alcune decine di donne, spesso coi loro figli piccoli. Vi ha partecipato anche l'arcivescovo, che ha rivolto un saluto ai partecipanti.
Spostandosi in Asia possiamo citare il pranzo che si è svolto a Manila, nelle Filippine, con centinaia di bambini delle diverse Scuole della Pace della Comunità di Sant'Egidio in città. E’ anche così che ci si prepara alla visita di papa Francesco nel paese, prevista per gennaio prossimo.
Più a ovest, a Hong Kong (Cina), il Natale ha visto sedersi insieme i circa 100 anziani della Casa Fu Tung ed altre decine di poveri provenienti dal centro della città. Il pranzo è stato preceduto da uno spettacolo di canzoni popolari e al termine della festa gli anziani hanno voluto fare una donazione per sostenere i profughi del Medio Oriente.
Passiamo poi in Europa; ed è difficile scegliere tra le tante descrizioni. 
Si possono citare alcuni pranzi di Roma; quello di Fonte Nuova, ad esempio, con più di 200 persone, dove molti disabili dei laboratori d'Arte della Comunità di Sant'Egidio hanno aiutato preparando i regali, addobbando il salone, servendo i dolci natalizi; ma anche quello di Primavalle, dove erano presenti molti anziani e tanti nuovi europei: nessuno è straniero al pranzo di Natale!
Sempre a proposito del Vecchio Continente si può leggere del pranzo di Natale tenutosi a Berlino, nella chiesa di Hl. Michael, con i bambini della Scuola della Pace e famiglie di rifugiati provenienti dalla Siria, dall'Iran e dall'Eritrea. 
Ma anche di quello organizzato nel carcere di Frosinone, coi 106 reclusi che frequentano la scuola interna. Molti dei detenuti sono infatti giovani che, scontando la pena, cercano di studiare l'italiano e di apprendere un mestiere.
Nonché di quello svoltosi a Varsavia, nei locali della chiesa di Ognissanti. Il cardinal Nycz, presente al pranzo, ha detto: “Sono molto contento che siate venuti a questo pranzo. Nessuno vi lascia soli, soprattutto il Signore Gesù, che tra i suoi fedeli, tra i cristiani, vuole avere coloro che aiutano gli altri”.
Il viaggio tra i tanti pranzi di Sant’Egidio si conclude in America Latina. Ed è bello ricordare il pranzo che ha riunito 175 ospiti nella cattedrale di San Justo, suffraganea dell’arcidiocesi che ha sede nella capitale argentina. A san Justo, una delle città che compongono il cordone urbano esterno della Grande Buenos Aires, un popolo periferico geograficamente ed esistenzialmente ha vissuto il 25 dicembre una nuova centralità, insieme a tanti amici, in quello spirito che papa Francesco vuole la Chiesa viva e comunichi, a Buenos Aires, a Roma, ovunque nel mondo.

Guarda le fotogallery su www.santegidio.org

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